«Superministero dello Sviluppo e una lenzuolata per la legalità»

Intervista a Pier Luigi Bersani – di Barbara Jerkov da Il Messaggero


Segretario Bersani, l’Europa frena sul rientro dal deficit per aiutare la crescita. E’ il segnale che aspettavate per evitare altre manovre lacrime e sangue? «Se si intende un allentamento che consenta di non conteggiare nel deficit le spese per investimenti, è proprio ciò che chiediamo da tempo. Vedremo».


Ma se fosse necessaria una nuova manovra, si impegna sin d’ora a farne una di soli tagli senza nuove tasse?
«Io non credo che ci vorrà una nuova manovra, voglio credere che i problemi che abbiamo aperti possano essere compensati da una dinamica di abbassamento dei tassi e da qualche altra sopravenienza. Certamente la tassazione mi pare arrivata a un punto limite».

La sua campagna elettorale così pacata non deriverà dalla difficoltà, avanzando proposte troppo forti, di contemperare le diverse esigenze di una coalizione che include Vendola e punta al dialogo con Monti?
«Abbiamo un profilo di serietà perché pensiamo di dover governare. Non è promettendo quattro milioni di posti di lavoro e neanche dicendo mille euro a tutti per tre anni che si arriva da qualche parte. Noi ci mettiamo verità e concretezza e un numero largo di proposte, nella convinzione che l’Italia ce la farà».

Tra le riforme del governo Monti, quali manterrete e quali si propone di riscrivere? La riforma Fornero sul lavoro che fine farà? E quella sulle pensioni? «Non pensiamo a rinnegare questa o quella riforma, pensiamo però che si debbano apportare delle correzioni. Per esempio sulle pensioni c’è da risolvere subito il buco degli esodati e questo è un impegno serio. Dopodiché, con più calma, bisognerà riflettere anche su meccanismi in uscita che abbiano più flessibilità. In materia di lavoro pensiamo pure che il rapporto precarietà-stabilizzazione non sia ben risolto perché a volte, costringendo a stabilizzare un precario, finisce che a uno non danno nemmeno il posto da precario… qualche aggiustamento, insomma, ci vuole, ma nessuna controriforma».

Ci spiega bene la sua idea di patrimoniale? E, soprattutto, rispetto alla ricetta Monti di rimodulazione delle imposte, lei quale ricetta propone? «Per me patrimoniale significa parlare di immobili, l’abbiamo già una patrimoniale e si chiama Imù. Io sono per darle ma giore progressività: una fascia di esenzione significativa, 400-500 euro, anche per gli immobili strumentali. Quando si parla invece di ricchezza mobile, il problema è l’emersione. Se hai ottocento persone che dichiarano più di un milione di euro, non è che possiamo bastonare sempre quelle ottocento e lasciar perdere le altre ottantamila. Il ricavato della lotta all’evasione poi lo metti per ridurre Irpef ai redditi medio-bassi, Irap lavoro e a chi investe per dare lavoro. Dopo si può senz’altro riflettere pure su un sistema di riforme fiscali più ampie, riconsiderare tutto il sistema di deduzioni e detrazioni e così via».

Chi sarà a gestire tutto questo? Mancano pochi giorni al voto, è giusto che gli elettori sappiano qual è il nome del vostro candidato per il ministero dell’Economia.
«Ci vuole una personalità autorevole capace di avere una buona armonia con il resto del governo. Detto questo, le aggiungo anche che la funzione del Tesoro va messa in equilibrio con una funzione rafforzata sui temi dell’economia reale».

Sta preannunciando lo spacchettamento del ministero dell’Economia? «Non necessariamente. Magari ripulire alcune competenze sì, sicuramente, di certo non gravarlo ulteriormente e alleggerirlo semmai un po’. Soprattutto si tratta di organizzare nuove competenze legate allo sviluppo, riequilibrando l’attenzione ai fatti finanziari con una maggiore attenzione ai temi dell’economia reale».

Un superministero dello Sviluppo, insomma? «Se devo passare tre mesi per fare una legge che cambi nome al ministero, mi va bene qualunque nome. In Germania hanno un ministero che si chiama delle Finanze e un ministero che si chiama dell’Economia. Le Finanze curano il tesoro, l’Economia cura l’economia reale. Anche qui adesso dobbiamo pensare alla crescita, vedere con quali strumenti. Peraltro girando l’Italia capisco che la prima botta bisogna darla subito sui temi della moralità, della legalità, della sobrietà dei costi della politica. E lo deve fare il governo, non lasciando genericamente che ci pensi il Parlamento».
In concreto cosa ha in mente? «Una lenzuolata sulla legalità e sui diritti. Lo dico sempre ai miei parlamentari: non c’è una ragione per cui i parlamentari debbano guadagnare più di un sindaco. Non c’è ragione per cui non abbiamo ancora una legge sui partiti. Non c’è ragione per cui non abbiamo norme più severe sull’anticorruzione o per tenerci le leggi ad personam. Non c’è ragione per cui non consideriamo i diritti della gente e il figlio di un immigrato nato qui non abbia la cittadinanza italiana, o le coppie omosessuali non abbiamo i loro diritti».

Quali saranno dunque i primi tre decreti del suo governo, segretario? «Riguarderanno i costi della politica, i diritti civili e la crescita per dare liquidità alle imprese».

Con quali alleanze?
Se non dovessere ottenere una maggioranza piena, è disponibile a una nuova grande coalizione? «Pareggi non ce ne saranno. Nel caso, ho sempre detto, noi ci rivolgiamo alle forze alternative a Berlusconi e alla Lega. Se grande coalizione vuol dire far qualcosa anche con loro, non lo ritengo possibile». 

In Parlamento sta per entrare un Ufo chiamato Grillo. Pensa possibile una collaborazione con il Movimento 5Stelle? La ritiene una formazione di sinistra? «Non c’è dubbio che vi sia qualcosa nell’ ispirazione originaria del M5S, quando parla di sobrietà della politica o di democrazia diretta, che interpella pure noi. Dopodiché chiunque vede che quel movimento si è caricato di una pulsione di stampo conservatore, populista. Quando dice che non c’è né destra né sinistra: questi sono ragionamenti che hanno sempre portato a destra».

Ma lei teme più Grillo o più Berlusconi?
«Il mio avversario sono Berlusconi e il leghismo. Dopodiché considero un pericolo anche tutte le altre venature populiste». 

Monti ha affidato ministeri di peso a ministri donna. Lei farà altrettanto? E in quali ruoli?
«Noi porteremo in Parlamento il 40% di donne. Vedrete dov’è la novità guardando la sezione Pd del Parlamento: per due terzi sarà nuova. E’ chiaro che farò un governo coerente con questa impostazione».

Pd: per il dopo Bersani alla segreteria immagina una sfida tra Renzi e Barca? «E’ possibile tutto. Stimo moltissimo l’uno e l’altro, Io dirò loro solo una cosa: ora ci si mette tutti a disposizione, ognuno ha le proprie aspirazioni ma le valuteremo insieme».



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