Su unioni civili e stepchild adoption
Sul tema delle unioni civili, il circolo del Partito Democratico di Sona si esprime a favore del Ddl Cirinnà. Riteniamo infatti giusto allargare diritti che per molti sono acquisiti da sempre ai cittadini italiani che invece finora ne sono rimasti tagliati fuori, nonché offrire tutele all’istituto della convivenza.
Ricordiamo che l’Italia è rimasta fra i pochi paesi europei – e ultima fra quelli occidentali – a non offrire diritti alle coppie omosessuali.
Il ddl Cirinnà è composto da 23 articoli divisi in due capi.
Il primo capo del ddl inserisce nell’ordinamento giuridico italiano l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, ai sensi dell’art. 2 della Costituzione (“la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”). Potranno stipulare un’unione civile due persone maggiorenni, recandosi da un ufficiale di stato civile con due testimoni; da quel momento la coppia avrà accesso a diritti e doveri finora ristretti esclusivamente alle coppie unite in matrimonio.
La coppia dovrà dunque indicare il regime patrimoniale che vuole, l’indirizzo comune di residenza e potrà assumere un cognome comune. Saranno estesi anche il diritto alla reversibilità della pensione ed all’eredità in caso di morte di uno dei due partner.
Fra i diritti che il ddl Cirinnà intende estendere alle coppie omosessuali e su cui molto clamore si è fatto vi è la possibilità di accesso alla stepchild adoption da parte delle coppie omosessuali unite dall’unione civile. La stepchild adoption è l’adozione del figlio o della figlia biologico/a del partner ed è prevista in Italia dal 1983 (L. 184/1983), ma è applicata solo alle coppie eterosessuali. È scorretto dunque parlare di “adozioni gay” tout court (il ddl Cirinnà infatti non prevede la possibilità di adottare bambini che non siano già figli di uno dei due contraenti l’unione civile) e ancor più di “utero in affitto”: quest’ultima pratica, ossia la gestazione per altri, in Italia è illegale ed il ddl Cirinnà non la introduce.
Il secondo capo del ddl Cirinnà disciplina la convivenza di fatto, etero o omo. Allo stato attuale, difatti, una coppia convivente anche eterosessuale non ha alcuna forma di tutela. Il ddl riconosce la convivenza di fatto alle coppie di maggiorenni che non abbiano contratto matrimonio o unione civile ed assegna loro i medesimi diritti dei coniugi in caso di malattia, di carcere o di morte di uno dei due partner.
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