Povertà, gestire l’emergenza non è più sufficiente

Povertà a Verona: gestire l’emergenza non è più sufficiente
Lavoro, welfare e sostegno al volontariato le vie d’uscita
I nuovi dati sulla povertà a Verona mostrano una volta di più la gravità della crisi economica in corso, capace di aggredire anche le fasce sociali più insospettabili. Tema inspiegabilmente assente dalla campagna elettorale, che pare più attenta al benessere dei candidati piuttosto che a quello dei cittadini. Fortuna che esistono le associazioni e gli enti caritatevoli. Mi sembra evidente che non si può più pensare soltanto a gestire l’emergenza ma che serva un piano comunale di lotta alla povertà che cerchi di trovare anche delle vie di uscita. Un piano basato innanzitutto su progetto chiaro di città, capace di individuare i settori economici su cui puntare al fine di creare nuove opportunità di lavoro, unica vera via d’uscita dalla povertà. E che contemporaneamente faccia leva sulle forze del volontariato, cattolico e laico già impegnate sul campo, come protagonisti del sistema di welfare locale. Voglio portare alla discussione la costituzione di un fondo di solidarietà su base volontaria per le famiglie in difficoltà, sul modello di quello stanno facendo a Milano, di cui il Comune dovrebbe farsi promotore ma la cui gestione dovrebbe essere lasciata ad un gruppo di personalità di specchiata fama e moralità individuate nella società civile. Credo che su questi presupposti i veronesi che stanno meglio non farebbero mancare la loro generosità nemmeno in queste difficili circostanze.
Michele Bertucco, candidato Sindaco


Ignazio Marino: Urgente tavolo di lavoro per soluzioni

Dopo un’informativa del ministro della Salute Balduzzi al Senato sulla situazione del pronto soccorso

 

“E’ urgente l’istituzione di un tavolo di lavoro, non possiamo più rimandare l’individuazione di soluzioni per decongestionare i pronto soccorso. Nel nostro Paese registriamo circa 23 milioni di accessi ogni anno, l’80% dei quali sono codici bianchi o verdi. Ciò significa che le persone sentono la necessità di ricorrere al pronto soccorso anche per problemi che potrebbero essere affrontati molto più rapidamente nello studio del proprio medico. Un’altra criticità che appare necessario affrontare è il basso numero di dimissioni che avvengono nei nostri ospedali sede di pronto soccorso durante il fine settimana, mediamente inferiore al 5% del totale (includendo anche i decessi). E’ necessaria ed urgente, quindi, una valorizzazione del ruolo dei medici di famiglia con una organizzazione che renda disponibile l’accesso alle loro cure almeno 12 ore al giorno 6 giorni a settimana.
Lavoriamo, inoltre, per un incisivo ammodernamento tecnologico che consenta agli operatori del 118 di conoscere le disponibilità dei vari ospedali senza mandare e ricevere fax, come avviene nel Lazio, ma con mezzi più moderni.
E, infine, la questione dei piani di rientro non può gravare sui pronto soccorso. Il blocco del turn over, infatti, penalizza pesantemente medici e pazienti. E’ il caso, per esempio, dell’unità operativa di emergenza pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma, che fa fronte ogni anno ad un terzo delle emergenze della capitale e il cui organico è costituito per il 90% da camici bianchi con contratto a termine.”


Riforma rischia di penalizzare ulteriormente lavoratori interinali

“Nel turbinio di proposte sulla riforma del lavoro rischiano di rimanere scottati i lavoratori interinali, titolari di una forma di flessibilità che deve mantenere i limiti di utilizzo per cui è stata progettata per non dar luogo a ulteriore precarietà”. È quanto hanno scritto i senatori della Commissione Lavoro Achille Passoni, Rita Ghedini, Paolo Nerozzi (Pd), Cristina De Luca (Api-Fli), Vincenzo Fasano ed Ada Spadoni Urbani (Pdl) in una lettera inviata al Ministro del Welfare, Elsa Fornero.
Continuano i senatori: “Ci preoccupa la notizia secondo la quale nel Decreto attuativo della Direttiva Comunitaria sulla somministrazione sarebbero stati eliminati l’obbligo di fornire i motivi di ricorso al lavoro interinale e dei limiti contrattuali per tutti i percettori di ammortizzatori sociali e per gli svantaggiati, e si è mantenuta invece la possibilità di sottopagare gli svantaggiati in deroga al principio di parità. Il parere espresso dalle Commissioni sullo Schema di D.Lgs. sull’attuazione della direttiva 2008/104/CE relativa al lavoro tramite agenzia interinale aveva il senso proprio di sollecitare la soluzione di alcuni problemi legati alla reale parità di tutele tra lavoratori in somministrazione e lavoratori direttamente dipendenti delle aziende utilizzatrici. Ad esempio sul trattamento di maternità, sottolineando con forza l’opportunità di affidare al confronto fra Governo e Parti sociali tutte le questioni relative alla regolazione del vincolo causale. Invece, secondo quel che si apprende, il decreto, non ancora pubblicato, conterebbe determinazioni proprio in materia di causali – con particolare riferimento alla loro rimozione per il collocamento in somministrazione di soggetti svantaggiati e di lavoratori posti in cassa integrazione guadagni”.
“Nell’interesse delle migliaia di lavoratori che si trovano in queste condizioni- concludono i senatori-, ricordiamo al Ministro l’importanza dell’affidamento alle sedi negoziali per trovare il giusto punto di equilibrio, e la necessità di un rapporto trasparente e leale tra Parlamento e Governo, in particolare su questioni di tale delicatezza politica e sociale”


Anche il Pdl si faccia carico degli interessi generali

di Anna FInocchiaro (15 marzo 2012)

Nel Pdl ci sono un malessere e un disagio profondi che non possono essere scaricati sull’azione di governo che non può avere zone franche.
Per questo la frase di Monti sullo spread tra governo e partiti non mi è piaciuta. Non siamo tutti uguali, non tutti i partiti si sono comportati e si comportano allo stesso modo e bisogna saper distinguere. Non tutti si assumono la stessa responsabilità e non tutti hanno pagato lo stesso prezzo per sostenere questo governo.
Non vorrei si radicasse l’idea che da una parte c’è il governo tecnico,buono, dall’altra ci sono i partiti, cattivi. Non ci sto ad accettare la tesi che la politica è tutta uguale, incapace di assumersi le responsabilità e di fare delle scelte per tirare l’Italia fuori dai guai.
Il problema esiste con il Pdl, non certo con il Pd o con le altre forze che sostengono il governo.
Il PDL deve essere capace di “sintonizzarsi” con la gravità del compito che si è assunto appoggiando il governo Monti e con la responsabilità che ne deriva: dimostri di preoccuparsi degli interessi generali e non di quelli particolari

 


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