La retromarcia di Tosi a Veronetta

Questa mattina (16 febbraio, ndr) il sindaco Flavio Tosi ha passeggiato per via Carducci e fatto visita ai commercianti. Non possiamo non sottolineare il fatto di come sia stato costretto a fare marcia indietro, dopo aver delegittimato la parola dei cittadini e negato il problema della delinquenza, parlando di “fantasie”, e presentando una serie di dati sul quartiere non solo incompleti, ma anche sbagliati.

Di “persona e personalmente”, come lo avevamo invitato a fare, si sarà reso conto di quanto la sua descrizione fosse lontana dalla realtà. Mi auguro che Tosi impari ad ascoltare le persone con umiltà e buonafede. Le aveva accusate, le aveva sbugiardate con arroganza, ma si è dovuto rendere conto che le persone non vivono di calcoli politici, e che per questo hanno ben poco tempo. E’ stato costretto a tornare indietro, rendendosi conto che, invece di dare del “visionario” a me, avrebbe dovuto fare quello che, con molta semplicità avevo fatto io: chiedere che cosa non andava e cosa doveva essere fatto. Non è difficile, anche se chi governa incontrastato da troppo tempo pare a volte dimenticarlo. Continui dunque sulla strada che i cittadini gli hanno indicato: stare, appunto, per la strada e per i marciapiedi. E rimetterli a nuovo, quei marciapiedi e ridare vita al quartiere. E questo e’ il semplice consiglio di un visionario che a volte ci azzecca

Franco Dusi, consigliere Pd Cenro Storico



L’identità del PD. Bersani risponde a Scalfari

Da La Repubblica. “caro direttore, rispondo volentieri alla sollecitazione di Eugenio Scalfari affinché mi pronunci sulla possibilità che il Pd sia ricondotto ad un Partito socialdemocratico. Con tutta franchezza (e non facendo certo difetto ai democratici la pluralità di opinioni!) non conosco né documenti né intenzioni di dirigenti di Partito che pongano quel problema. Nessuno discute di questo. Piuttosto si discute, da noi e in Europa, su come configurare i rapporti fra Partito Democratico e famiglia dei Socialisti Europei ai cui appuntamenti siamo invitati ed attivamente presenti senza esserne membri. Parliamo dunque di questo e parliamone avendo negli occhi le immagini del dramma greco, ben evitabile con una diversa politica europea, così da andare alla sostanza evitando quegli stucchevoli giochi di posizionamento che ogni tanto (sempre meno, per fortuna!) riemergono nel Pd. Innanzitutto una premessa, che devo ad un elettore come Eugenio Scalfari. Dopo quattro anni siamo usciti dal problema identitario. Non abbiamo certo finito il nostro lavoro di costruzione né abbiamo corretto tutti i nostri difetti, ma non siamo più una ipotesi o un esperimento o un partito in cerca di Dna. Siamo il primo Partito Italiano. Con l`aiuto di tutti, davvero di tutti, abbiamo fatto i conti con riflessi nostalgici e continuisti e con nuovismi vacui. Ci siamo appassionati alla sintesi di culture riformiste antiche e nuove, e vogliamo che vivano contaminandosi e non da separate in casa. Abbiamo ribadito il ruolo della politica riconoscendone tuttavia i limiti; vogliamo regole nuove nella politica e sperimentiamo con convinzione l`apertura alle espressioni civiche e al protagonismo dei cittadini. Siamo un Partito progressista, un Partito del lavoro, della Costituzione, dell`Unità della nazione. Un Partito profondamente europeista. Ormai esistiamo. Non possiamo più permetterci sedute psicanalitiche. Il nostro profilo sarà semplicemente il prodotto di quello di ciò che diremo e che faremo per l`Italia e per l`Europa, sostenendo i valori e gli interessi che vogliamo rappresentare. In Europa siamo ad un tornante storico. Nei giorni scorsi il direttore del Times ha raffigurato plasticamente su Repubblica i dilemmi che abbiamo di fronte. In conseguenza della sbornia liberista si è radicata (non solo in Germania) una ideologia difensiva e di ripiegamento che è stata corteggiata dalla Destra ed estremizzata dai populismi. Questa ideologia ci sta portando tutti al disastro. Che la risposta a tutto questo possa venire solo da periodici vertici di Bruxelles, è una drammatica illusione. Serve una battaglia politica ed ideale, serve una voce sola dei progressisti che si faccia sentire in Europa, serve una piattaforma comune. Ci stiamo lavorando con intensità, in particolare con la Spd di Gabriele con Francois Hollande. Emergono ormai proposte concrete per una diversa politica europea. Le sosterremo assieme nella prossime campagne elettorali, a cominciare da quella francese. Ecco allora la domanda di prospettiva: quale soggetto può interpretare stabilmente una politica comune dei progressisti, a fronte di forze conservatrici europee che hanno mostrato di sapere ampliare le loro relazioni politiche? Nel Parlamento Europeo c`è stata una evoluzione positiva: si è formato il gruppo dei Socialisti e dei Democratici Europei, che sta lavorando bene. Ci si deve impegnare per un esito simile sul piano politico: la costruzione cioè di un soggetto politico europeo aperto ai riformisti di diversa ispirazione. Non è forse geneticamente connaturata al Pd una simile proposta? Non è forse coerente con quello che diciamo a proposito di una organizzazione internazionale dei progressisti che oltrepassi le antiche famiglie e che raccolga i soggetti socialisti, democratici e liberali, di tradizione ambientalista o di ispirazione religiosa, che in tutto il mondo combattono il liberismo della destra conservatrice? Noi dunque opereremo in questa chiave. Con due avvertenze. La prima: non cadremo nella pretesa ridicola di dare lezioni e terremo conto del peso reale delle forze progressiste in campo in Europa. La seconda: non avremo timore di contaminazioni per eccesso di vicinato. Ci affideremo con fiducia alla forza della nostra esperienza e delle nostre convinzioni. Chi volesse osservare la discussione nella Spd e nei verdi tedeschi o le recenti pratiche politiche dei Socialisti francesi potrebbe forse riconoscere qualche traccia delle nostre buone ragioni”.

 

Risposta di Scalfari. “Ringrazio l`onorevole Bersani per la lettera che ci ha indirizzato. Non avevo dubbi sul suo pensiero che riguarda l`identità del Partito Democratico, sulle sue capacità evolutive e sulla pluralità di culture politiche che non vivono come separate in casa ma vicendevolmente si contaminano. L`approdo ad un soggetto politico europeo rientra anch`esso in questo disegno nel quale, come elettore democratico, mi ritrovo perfettamente. Naturalmente questa è soltanto una parte importante del lavoro che il Pd deve svolgere. Ne ho fatto cenno nel mio articolo e confido che venga portato avanti con buona lena perché il distacco tra la pubblica opinione e i partiti in genere- nessuno escluso- si sta pericolosamente trasformando in un incolmabile fossato. Auguri, caro Bersani, di buon lavoro a voi tutti. e.s.”


Italiani si nasce

ECCO LA PROPOSTA DEL PARTITO DEMOCRATICO

in aula alla Camera nel marzo 2012

 

Da diversi decenni, ormai, l’Italia non è più un paese di grande emigrazione. È vero invece il contrario: siamo diventati un paese di immigrazione. Siamo noi l’America per tanti ragazzi, africani e asiatici, sudamericani e dell’Europa dell’Est.

In Italia, oggi, vivono oltre quattro milioni e mezzo di immigrati. Ci collochiamo subito dopo la Germania, accanto alla Spagna, come nazione a grande immigrazione (al 1° gennaio 2011 la popolazione straniera residente ammontava, secondo le statistiche ufficiali, a 4.570.317 persone).

Cosa questo significhi lo sanno bene gli imprenditori del Nord, per i quali l’immigrazione legale è una risorsa preziosa.

Lo sa lo Stato, considerando che 3 milioni e 300 mila immigrati hanno presentato regolare dichiarazione dei redditi.

Lo sanno le banche, visto che il 70% dei lavoratori stranieri ha aperto un conto in una agenzia italiana.

Cosa può rappresentare l’immigrazione lo sanno i milioni di famiglie che riescono a prendersi cura dei propri cari, di persone anziane non autosufficienti, grazie al lavoro e all’affetto di badanti straniere.

E lo sanno i nostri figli e i nostri nipoti, che a scuola, come compagni di banco, ogni giorno di più hanno bambini che sono originari di un altro paese e che magari hanno un colore differente dal loro o un’altra religione. Bambini che però parlano la stessa lingua, tifano per la stessa squadra di calcio, sognano di fare le stesse cose quando saranno grandi.

 

In sintesi:

BAMBINI ITALIANI DALLA NASCITA

– se uno dei due genitori risiede legalmente in Italia da almeno 5 anni

– se uno dei due genitori è nato in Italia e vi risiede legalmente da almeno 1 anno

 

RAGAZZI ITALIANI DALLA MAGGIORE ETA’

– se il ragazzo straniero è nato in Italia o vi è entrato prima di compiere 5 anni

– se il ragazzo straniero ha trascorso in Italia il periodo decisivo per la sua formazione

 

IN OGNI CASO

la cittadinanza italiana sarà concessa solo se richiesta


1 106 107 108 109 110 153