Monti: lascia stare il PD

a cura del senatore Paolo Giaretta

 

Tra il dire ed il fare spesso c’è di mezzo molto di più del mare. Ci sta un saper fare che si costruisce sull’esperienza specifica. Le vicende dell’iniziativa politica di Monti dimostrano che anche quello del leader politico è un mestiere che richiede capacità ed esperienza e non si improvvisa, ai livelli bassi come a quelli alti. Si può essere un ottimo capo del governo ma non è immediato il passaggio a leader politico. Come il viceversa: Berlusconi  è stato certamente un leader politico di successo ma è stato un pessimo governante.

Le ultime uscite di Monti sono state francamente infelici, e lo dice uno che lo ha sempre difeso in passaggi parlamentari dell’ultimo anno molto delicati.

E’ sempre sbagliato fare le classifiche in casa d’altri, specie in un Partito come quello Democratico che cerca di meritarsi sul serio l’aggettivo qualificativo.

Le primarie le abbiamo fatte sul serio, nomi di eso sono rimasti fuori dalla competizione elettorale. Altri come SEL ci hanno imitato, ma sembra che poi i risultati che non piacciono si cambino: Ulivieri le ha vinte in Toscana, ma verrebbe retrocesso per far posto a compagni più fidati…

Il PD va preso com’è, con il suo pluralismo che è segno di vitalità democratica. Dividerlo in buoni e cattivi è veramente di cattivo gusto e sbagliatissimo politicamente. Nessuno può saperlo meglio di Monti che ha visto all’opera un partito che lo ha sostenuto anche su decisioni molto impopolari e con un impatto pesante socialmente. In parlamento hanno votato tutti, da quelli che la pensano come Fassina a quelli che la pensano come Ichino. E Bersani ha dimostrato di saper garantire una linea responsabile. Penso anch’io che la CGIL abbia dei tratti conservativi che andrebbero superati e che non servono a difendere quella larga parte di lavoratori che delle attuali tutele non godono. E tuttavia immaginare che per questo un grande sindacato debba essere emarginato o silenziato è un grave errore, di fronte alle tensioni sociali che si dovranno purtroppo gestire ancora per un lungo periodo dinnanzi a noi.

La politica è cosa complicata e certamente Monti lo sta provando visto la fatica e l’incertezza con cui procede la messa in campo della compagnia del centro, con faticose mediazioni e retromarce. Vedremo la qualità delle liste, il loro tasso di novità, vedremo svilupparsi anche la proposta programmatica. Per il momento mi sembra che non ci siano cose così innovative rispetto alle tradizioni faticose dei partiti per poter dare lezioni agli altri. “Salendo” in politica si fa un altro mestiere, non si gode più di una sorta di extraterritorialità politica di cui si è potuto giovare Monti in questo anno di governo e bisogna accettare la normale dialettica politica.

Siccome Monti è stato chiaro nello scegliere il campo delle possibili alleanze post elettorali (certamente no con il PDL e sì con il PD) è legittima l’aspirazione a continuare ad essere il Presidente del Consiglio in un’alleanza di centrosinistra ma dovrà riconoscere che se il PD sarà il primo partito, probabilmente di gran lunga, bisognerà rispettare la volontà dei cittadini.

Vorrei soprattutto che si evitasse un grave errore che in questi giorni si è verificato: scompare Berlusconi come avversario principale e sembra che la vera contrapposizione sia tra Bersani e Monti. Stiamoci attenti perché lo scenario potrebbe anche cambiare radicalmente: alleanza ricostruita tra PDL e Lega e un altro Presidente del Consiglio…A quel punto i rischi al Senato in particolare aumenterebbero di molto.

Molto bene l’incontro Bersani/Renzi: è quello che si aspettano i nostri elettori.



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