D’Arienzo: “non siamo tutti uguali”
da www.pdverona.it
Nella Lega c’è un unico sistema: Bossi e “family” spendevano per se i soldi pubblici mentre qui piazza i propri parenti nelle aziende del Comune, promuove la moglie di Tosi pur non avendo i titoli, distrae i fondi della società di trasporti.
La propaganda non potrà mai cancellare la parentopoli leghista tutta veronese[1], i leghisti indagati, rinviati a giudizio o condannati per fatti gravissimi[2] e l’assurda promozione della moglie del sindaco[3].
Non ci sto alla favoletta che siamo tutti uguali. L’accostamento di Penati con Bersani è intellettualmente disonesto: è come dire che se rubava Calderoli doveva dimettersi Bossi. Invece, le mani nella marmellata le ha messe proprio Bossi e nessun altro.
Bersani non si è dimesso perché è persona perbene, e le indagini lo hanno confermato. Bossi, no. La favoletta che è stato ingenuo, che si è fidato, serve a Tosi per tenersi buoni i leghisti. Lo smottamento sarà significativo.
Li capisco. Ci hanno creduto, ma tra parentopoli, mogli promosse, leghisti veronesi indagati o condannati e adesso Bossi, sono giustamente disorientati. Il danno, però, è per tutta la politica.
Tutto è iniziato dopo la rottura Bossi-Maroni. Possibile che nessuno si fosse accorto di nulla, anche dopo le denunce presentate dai leghisti stessi?
Inorridisco: Tosi è orgoglioso di stare accanto a Bossi? Se il mio nome fosse vicino a Lusi o Penati mi offenderei, e parecchio.
Ha addirittura dichiarato che non sa quanto spenderà. Strano, doveva depositare il proprio bilancio preventivo entro il 3 aprile scorso: se non l’ha fatto ha omesso un atto previsto per legge, se l’ha fatto, probabilmente non l’ha firmato, visto che non sa la cifra che doveva scrivere nel totale in basso.
Ha fatto bene a dire a Belsito di andarsene, ma non l’ha mai detto a Soardi, sindaco leghista di Sommacampagna condannato di cui è stato anche testimone di nozze, perché è sempre pronto a parlare di quelli che gli stanno lontano.
Per il resto sono anni che il sindaco non è più a Verona. Gli interessa altro. E’, ovviamente legittimo, ma evitiamo almeno di prenderci in giro dicendo che pensa solo alla nostra città.
[2] Venturi, Soardi
[3] Nel 2007, poco dopo l’elezione del marito, venne promossa, senza concorso e senza laurea, da semplice impiegata a dirigente nel settore Sanità. Lo stipendio balzò da 25 mila euro lordi l’anno a 70 mila. Ma chi era l’assessore regionale alla Sanità fino a poco prima? Il marito. E chi era il successore, autore della promozione? Francesca Martini, leghista e veronese pure lei. La signora ha querelato Bonfante sul punto, ma il Tribunale di Verona ha disposto l’archiviazione.
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