Fondo ODI: Brancher non è l’uomo giusto

Fondo ODI: Brancher non è l’uomo giusto, le istituzioni riprendano il controllo della situazione.

Tra pochi giorni scadono i termini del nuovo bando per la distribuzione dei fondi ODI ai comuni di confine (a cui accedono anche i confinanti dei confinanti), ma ancora non è dato sapere quali progetti siano stati ammessi al primo bando, risalente a due anni fa. Ritardi e inefficienze che evidenziamo come Aldo Brancher non sia l’uomo giusto per sovrintendere a queste funzioni.

Ad una gestione del fondo che avrebbe bisogno di maggiore dinamicità e trasparenza, ora si aggiunge anche il sospetto di malversazioni e di manovre sospette di denaro sempre nell’ambito di attività rivolte alla promozione del territorio.

La montagna veronese ha bisogno di efficienza, rapidità e trasparenza per il suo rilancio. Per questo è necessario che Brancher si faccia da parte e che le istituzioni a partire dai Comuni interessati e dalla Provincia di Verona riprendano in mano la situazione avviando un serio confronto con la Regione Veneto attraverso il quale ridefinire ruolo e modalità dei finanziamenti del Fondo ODI, così come degli altri organismi che saranno sempre più centrali nelle politiche montane, ovvero il BIMA ed il GAL Baldo-Lessinia.
Diego Zardini, capogruppo Pd in Provincia di Verona


Se sarò sindaco farò così

di Michele Bertucco

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BASTA TEATRINO DELLA POLITICA. SE SARO’ SINDACO, FARO’ COSI’

Se sarò sindaco, farò tornare la Gran Guardia sede dedicata ad ospitare congressi, magari in collaborazione con la Fiera, non più sede di mostre mai realizzate o dallo scarso appeal di pubblico.

Se sarò sindaco, i 700 mila euro destinati all’Hellas e le altre risorse utilizzate per sponsorizzare società professionistiche saranno dati a società sportive dilettantistiche, scelte in modo trasparente a partire da quelle di quartiere.

Se sarò sindaco, metterò persone competenti a presiedere le aziende pubbliche, non più segretari di partito come adesso.

Basta col teatrino della vecchia politica che abbiamo visto fin qui in questa campagna elettorale. Tosi continua ad intrattenerci con una politica altalenante e opportunista, fatta di ospitate e comparsate televisive piuttosto che di proposte concrete: un giorno prende le distanze da Bossi e dalla Lega Nord per poi riavvicinarsi, il giorno appresso, non appena sente odore di potere grazie al suo referente Maroni.

Non credo che sulle notizie del malaffare leghista i veronesi cadranno nel tranello di dividersi tra colpevolisti e innocentisti o peggio, tra bossiani e maroniani. In un sistema rappresentativo i cittadini sono infatti chiamati a giudicare per quello che la politica concretamente offre loro e non sui complotti infiniti.

Il quadro che emerge dalla gestione della Lega Nord, con le accuse di denaro pubblico usato per soddisfare gli eccessi di una sola famiglia (quella del capo con auto di lusso, viaggi e perfino l’acquisto di titoli di studio) è effettivamente desolante. Ma lo stesso sindaco di Verona, indicato come uno dei maggiorenti del partito della Lega, ha avuto le sue belle disavventure con le nomine nelle aziende partecipate, come è successo in Atv, e ha provveduto anche lui a fare nomine più sulla base della fedeltà che della competenza.

Gli altri, quelli del centrodestra, non sono da meno. Sembrano marziani appena sbarcati dalla luna come se non portassero interamente la responsabilità dell’attuale appannamento della città e dello spazio eccessivo che hanno lasciato al sindaco quando erano in amministrazione insieme.
Io continuo ostinatamente a discutere di proposte concrete perché è questo che i cittadini chiedono e su cui sono chiamati a discutere e a scegliere.


Tosi “divide et impera” e Verona non decolla

di Giampaolo Fogliardi

 

E questo sarebbe il sindaco che dovrebbe guidare Verona altri cinque anni? Ha trascurato il destino dell’aeroporto per l’intero mandato e ora in extremis riesce pure mettere zizzania tra i soci organizzando incontri “segreti” escludendo Provincia e Camera di Commercio, che detengono insieme il 39%.

Questa è la strategia per il rilancio del sistema Verona? Questo è il gioco di squadra?
Il mandato del sindaco sta per finire e non abbiamo ancora capito che strada voglia seguire, nel frattempo cerca nuovi soci all’insaputa degli altri.

Caro sindaco Tosi, Verona non è la ribalta di un talk show! Non basta destreggiarsi con disinvoltura tra una dichiarazione di intenti e un sorriso in camera. Verona è in uno stato di empasse. Siamo fermi. Un giorno si guarda a est, uno a ovest e l’altro a nord: manca una regia, un coordinamento e ho il sospetto che nemmeno lo si cerchi.
Nel frattempo il sindaco mira soltanto al proprio tornaconto politico, non vuole fare squadra attorno a Verona, ma punta alla sua unica strategia: “divide et impera”, utilissima per le proprie ambizioni, deleteria per la nostra economia e la nostra società.

La crisi avanza, l’expo di Milano si avvicina (riuscirà la città a cogliere l’occasione per rilanciarsi?), la sicurezza si è rivelata lo slogan elettorale che era (dalla mistica delle ronde alle scorribande fasciste per il centro) e la situazione dei trasporti pubblici non è degna di una città con ambizioni europee. Perché hanno cassato la tramvia? Che fine ha fatto il filobus? L’unica proposta sul tavolo è la settimana corta a scuola per risparmiare sui bus? Ci rendiamo conto di quanto questa amministrazione non sia preparata a gestire una città come Verona?

L’ultimo pasticcio creato all’aeroporto è la ciliegina sulla torta, l’ennesima figuraccia di un sindaco che non potrà mai essere l’allenatore di una squadara compatta e preparata pronta a riportare la Verona dell’economia, della cultura, del turismo, dei servizi nella serie A che le spetta.


D’Arienzo: “non siamo tutti uguali”

da www.pdverona.it

 

Nella Lega c’è un unico sistema: Bossi e “family” spendevano per se i soldi pubblici mentre qui piazza i propri parenti nelle aziende del Comune, promuove la moglie di Tosi pur non avendo i titoli, distrae i fondi della società di trasporti.
La propaganda non potrà mai cancellare la parentopoli leghista tutta veronese[1], i leghisti indagati, rinviati a giudizio o condannati per fatti gravissimi[2] e l’assurda promozione della moglie del sindaco[3].
Non ci sto alla favoletta che siamo tutti uguali. L’accostamento di Penati con Bersani è intellettualmente disonesto: è come dire che se rubava Calderoli doveva dimettersi Bossi. Invece, le mani nella marmellata le ha messe proprio Bossi e nessun altro.
Bersani non si è dimesso perché è persona perbene, e le indagini lo hanno confermato. Bossi, no. La favoletta che è stato ingenuo, che si è fidato, serve a Tosi per tenersi buoni i leghisti. Lo smottamento sarà significativo.
Li capisco. Ci hanno creduto, ma tra parentopoli, mogli promosse, leghisti veronesi indagati o condannati e adesso Bossi, sono giustamente disorientati. Il danno, però, è per tutta la politica.
Tutto è iniziato dopo la rottura Bossi-Maroni. Possibile che nessuno si fosse accorto di nulla, anche dopo le denunce presentate dai leghisti stessi?
Inorridisco: Tosi è orgoglioso di stare accanto a Bossi? Se il mio nome fosse vicino a Lusi o Penati mi offenderei, e parecchio.
Ha addirittura dichiarato che non sa quanto spenderà. Strano, doveva depositare il proprio bilancio preventivo entro il 3 aprile scorso: se non l’ha fatto ha omesso un atto previsto per legge, se l’ha fatto, probabilmente non l’ha firmato, visto che non sa la cifra che doveva scrivere nel totale in basso.
Ha fatto bene a dire a Belsito di andarsene, ma non l’ha mai detto a Soardi, sindaco leghista di Sommacampagna condannato di cui è stato anche testimone di nozze, perché è sempre pronto a parlare di quelli che gli stanno lontano.
Per il resto sono anni che il sindaco non è più a Verona. Gli interessa altro. E’, ovviamente legittimo, ma evitiamo almeno di prenderci in giro dicendo che pensa solo alla nostra città.

[1] la moglie del Sindaco di Sona (nonché assessore provinciale), assunta da Serit, società partecipata Amia – Azienda multiservizi di igiene ambientale – di proprietà del Comune di Verona, e poi assunta da Amia stessa; la sorella dello stesso Sindaco è stata assunta da Serit); la figlia del responsabile organizzativo provinciale della Lega Nord (assunta da Amia); il fratello del vicesindaco di San Giovanni Lupatoto (in Transeco, società partecipata Amia); la sorella di un assessore regionale (assunta dalla Amt – Azienda mobilità trasporti); il contratto del medico competente in Amia è stato affidato alla moglie del Sindaco di Sommacampagna con contratto rinnovato senza gara per due anni; il vicesindaco leghista di Villabartolomea, assunto da Atv (Azienda trasporti Verona).
[2] Venturi, Soardi
[3] Nel 2007, poco dopo l’elezione del marito, venne promossa, senza concorso e senza laurea, da semplice impiegata a dirigente nel settore Sanità. Lo stipendio balzò da 25 mila euro lordi l’anno a 70 mila. Ma chi era l’assessore regionale alla Sanità fino a poco prima? Il marito. E chi era il successore, autore della promozione? Francesca Martini, leghista e veronese pure lei. La signora ha querelato Bonfante sul punto, ma il Tribunale di Verona ha disposto l’archiviazione.


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