“Come uscire dalla crisi economica?”
“Come uscire dalla crisi economica?”
Se ne è parlato in un convegno a Lugagnano organizzato dal PD Il Circolo del Partito Democratico del comune di Sona ha organizzato venerdì 1 aprile scorso a Lugagnano una tavola rotonda sul tema Come uscire dalla crisi e far ripartire l’economia veronese. Di prestigio l’elenco dei partecipanti al dibattito. Gianni Dal Moro-Deputato del P.D. citando statistiche europee e mondiali ha fornito un quadro che dimostrava come il nostro Paese, sul piano dello sviluppo economico, fosse fermo da dieci anni, reclamando la necessità di interventi strutturali. Ha continuato affermando che per realizzare tali interventi non si dovrebbe intervenire, nella necessaria riduzione alla spesa pubblica, con tagli “orizzontali” come invece, ha sostenuto, si sta facendo. La scelta delle priorità nel finanziamento pubblico ai diversi settori dell’economia sarà determinante, al fine di garantire nuovo sviluppo al Paese. Angiolina Mignolli, Presidente del C.N.A (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa) di Verona, ha ricordato come l’artigianato a Verona, molto diffuso, sia soprattutto un artigianato famigliare. All’interno della maggioranza delle aziende, poche unità di dipendenti collaborano nella produzione con i famigliari titolari dell’impresa stessa. Questo tipo di organizzazione del lavoro ha reso meno pesanti i danni della crisi in corso. Ha concluso affermando che il settore da qualche tempo sta operando sul contingente, non potendosi permettere di investire nel futuro e questa scelta, purtroppo obbligata, sta immiserendo il suo patrimonio professionale. Damiano Berzacola, Presidente Coldiretti di Verona, ha ricordato che le 19.800 aziende del settore, soprattutto nell’agro-alimentare, hanno potuto nella crisi in corso, “tenere”soprattutto per l’export e con prodotti di alta qualità. Ha ricordato che molto merito dei successi di oggi deve essere assegnato alle scuole professionali dell’agricoltura, molto attive in passato ed in buona parte ora scomparse, che fornivano a Verona, e non solo, specialisti preparati. Ai nostri giorni il settore corre dei seri rischi, le conseguenze si vedranno nei prossimi anni, a causa delle sostanziali riduzioni di risorse decise dalla Regione alle aree dell’innovazione e della promozione. Ha concluso ricordando che il settore agricolo nel veronese negli ultimi anni ha potuto operare grazie all’immissione di personale avventizio extra-comunitario. Ferdinando Albini, Vice Presidente della Camera di Commercio di Verona e Presidente dell’Unione Provinciale Artigiani, ha ricordato che il contributo camerale versato dalle 100.000 aziende iscritte in Camera di Commercio, consente alla stessa di mettere a disposizione dei settori produttivi veronesi 10 milioni di Euro ogni anno per ricerca e promozione, oltre a consentire molteplici altri interventi quali, per esempio, garanzie al credito alle aziende in momentanea difficoltà finanziaria. Quale rappresentante degli artigiani veronesi ha fornito anche un ulteriore tassello nella discussione sul problema della crisi economica. Ha fatto presente come un problema per la piccole aziende veronesi sia in questo momento quello del credito: i clienti tardano a pagare, lo Stato riscuote senza ritardi, spesso ancora prima che il produttore incassi l’importo del venduto. Massimo Castellani, Segretario Provinciale CISL Verona, ha affermato che fino a poco tempo fa il problema in Italia sembrava essere quello della sicurezza sul lavoro, mentre ora è il lavoro stesso. Ha fornito alcuni dati sulle aziende in crisi a Verona provincia: 129 nel 2009, 140 nel 2010 e 26 già nel primo bimestre 2011, con una perdita di 9.000 posti di lavoro negli ultimi due anni, che si aggiungono ai 15.000 persi negli anni precedenti. Non si è dichiarato d’accordo con chi ritiene che l’Italia debba cercare in futuro il proprio sviluppo nei soli tre settori dell’agricoltura, dell’artigianato e del turismo. Dovrebbe invece riprendere vigore il settore industriale, indispensabile per un’economia avanzata come la nostra. I bassi salari pagati in Italia portano poi a considerare di seconda categoria i lavori manuali. Per queste ragioni troppi giovani si iscrivono ai licei e si svuotano così le scuole professionali che già da tempo non sono più in grado fornire il personale qualificato richiesto delle aziende. I partecipanti alla tavola rotonda hanno fornito un interessante spaccato di informazioni sulla crisi economica in atto e sulle ricadute sul nostro territorio. Sono anni che sul territorio non si assiste a dibattiti qualificati su argomenti così interessanti e complessi. La presenza di un buon numero di cittadini ha premiato l’iniziativa.
Articolo tratto da “Il Baco da Seta – numero di aprile 2011”