Le iniziative del PD sulla manovra

Il presidente Napolitano ed il presidente Monti confermano che la manovra era necessaria per evitare una situazione alla greca, con lo Stato che non è più in grado di pagare gli stipendi e le pensioni o addirittura costretto, appunto come in Grecia, a licenziare gli statali.
Ricordiamo chi ci ha portato a un passo dal disastro: Berlusconi e Bossi.
Il Partito democratico, che da anni dice che c’è la crisi e bisogna intervenire, ha deciso responsabilmente di evitare il ricorso alle elezioni e sostenere il governo di transizione e di impegno nazionale. Ma la manovra approvata, oltre che durissima, non è equa. Il Pd lavora per apportare modifiche.
Dalle agenzie di stampa. Dichiarazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. (DIRE) Roma, 6 dic. – “Dobbiamo dirci con tutta franchezza” che le misure “stanno arrivando giusto in tempo per evitare, veramente, sviluppi in senso catastrofico della nostra situazione”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Mantova, in merito alle misure anticrisi adottate dal governo con la manovra. “Quando certe riforme, certe decisioni, certe misure arrivano in ritardo – prosegue Napolitano – allora è maggiore l’impatto, anche l’impatto di insoddisfazione, di preoccupazione o di dissenso”. Il capo dello Stato, però, si dice “convinto che riusciremo, tutti insieme, a fare ciascuno la propria parte con senso di giustizia, ma anche con alto senso di responsabilità e spirito di sacrificio”.
Dalle agenzie di stampa. Dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti. Roma, 6dic. (Adnkronos) – “Con questa operazione che è di rigore, di equità e di crescita, io ho chiesto agli italiani molti sacrifici, ma l’alternativa non era andare avanti come se niente fosse senza i molti sacrifici. Ma era il rischio, molto concreto, che lo Stato non potesse più pagare, che gli stipendi non potessero più essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate. Non abbiamo da guardare molto lontano: la Grecia è la rappresentazione di che cosa sarebbe potuto accadere in Italia”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Mario Monti, intervistato da Bruno Vespa per ‘Porta a porta’.”
Posizione pubblica del Partito democratico (sito, volantino, lanci di agenzia di stampa). “Berlusconi ci ha portato a un centimetro dal fallimento, con il rischio di restare senza stipendi, senza pensioni e con le imprese e le famiglie al collasso. La manovra d’emergenza per evitare questo esito è inevitabilmente dura. Ma poteva essere più equa. Il Partito Democratico ha già imposto alcuni temi, come la tassazione dei capitali scudati, la tracciabilità nei pagamenti, l’abbassamento di un anno dei contributi previsti per le pensioni di anzianità (prima la manovra prevedeva 43 e 42) , la copertura fino alla pensione dei lavoratori in mobilità. Ma non basta. Il Pd garantirà responsabilmente il proprio sostegno per evitare il fallimento, ma lavora per mettere, per quanto possibile, più equità nell’intervento deciso dal governo di emergenza presieduto da Mario Monti. Quattro sono i temi sui quali intervenire, sia pure nel contesto di un iter parlamentare che si presenta come un sentiero molto stretto:
 Pensioni. Innalzare l’ammontare della pensione che sarà rivalutata in base al costo della vita; rallentare l’applicazione della riforma sulle pensioni di anzianità e tenere in debito conto la
situazione dei lavoratori che hanno cominciato l’attività da giovanissimi e dei lavoratori anziani che hanno perso il lavoro.
 Casa. Innalzare la soglia di esenzione per l’Ici sulla prima casa, in modo da favorire i meno abbienti.
 Evasione. Misure più concrete di lotta all’evasione fiscale.
 Investimenti. Uno spazio nel patto di stabilità interno per permettere ai comuni di fare alcuni lavori, per esempio la messa in sicurezza e l’adeguamento ambientale ed energetico delle scuole.
Le risorse per fare questi interventi si possono trovare con interventi strutturali e una tantum: irrobustire il prelievo sui capitali scudati (ora è appena l’1,5 per cento); fare rapidamente un accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani nelle banche elvetiche, seguendo l’esempio di Usa e Germania; vendere le frequenze tv invece di regalarle; reintrodurre almeno una o due delle misure contro l’evasione fiscale approvate dal governo Prodi e abolite subito da Berlusconi.
Da Il Messaggero. Intervista alla presidente del Pd, Rosy Bindi. “Cambiare, anzi migliorare, si può. Meglio: si deve. «Perché noi l`Italia la conosciamo, e se la manovra viene corretta nel senso di una maggiore equità è meglio per tutti. Anche per il presidente Monti». E` il pensiero di Rosy Bindi, presidente del Pd. Ma se comincia il giochino incrociato delle modifiche, non si rischia che le misure vengano svuotate e perdano d`effetto? Anche perché Monti ha detto: o così o finiamo come la Grecia. «Se il problema è questo, nulla esclude che governo metta la fiducia su emendamenti concordati tra tutte le forze che lo sostengono. Chiariamo subito: non abbiamo alcuna intenzione di mettere in atto maggioranze variabili per far passare modifiche. Il nostro appoggio convinto al governo c`era e rimane e i saldi non si toccano». Sto aspettando il ma. «Dico che abbiamo pure la consapevolezza della necessità dei sacrifici, accompagnata dall`intenzione di migliorare le misure. Il Pd è fermo alle tre priorità del capo del governo: rigore, equità e crescita. Che significa? «non c’è bisogno di entrare nei dettagli per comprendere quanto costerà la manovra per una famiglia con reddito medio-basso. Le persone sono disposte a rimanere a lavorare se il lavoro c`è: non vorrebbero rimanere senza lavoro e senza pensione. La riforma delle pensioni è razionale ma irrompe nella vita delle donne in modo così irruento che forse è immaginabile qualche forma di gradualità maggiore». E la riforma previdenziale è sistemata. Poi? «L`Ici sulla prima casa potrebbe essere modulata con più attenzione alle condizioni delle famiglie. Ma ciò che a noi convince meno non è tanto quello che c`è quanto quello che non c`è. La lotta all`evasione fiscale è troppo lieve e a quel dieci per cento di italiani che ha accumulato il cinquanta per cento delle ricchezze ci pare non venga chiesto quanto potrebbero e dovrebbero dare. Se l`Italia va in Europa con l`innalzamento dell`età pensionabile, deve andarci con più concorrenza, magari rivedendo l`asta delle frequenze tv e con più fermezza contro l`evasione fiscale. Al sodo: innalzare la tassazione sui capitali scudati e maggiore tracciabilità? «Trattandosi di una misura una tantum che andrebbe a coprire un`altra una tantum come la sospensione delle indicizzazioni, si può anche chiedere di più. Ma noi pensiamo a vere e proprie misure strutturali contro l`evasione fiscale. La tracciabilità può essere rafforzata, bisogna colpire di più i redditi altissimi». Ma questo ridisegno come va fatto: ogni partito dà le sue indicazioni a Monti oppure si deve realizzare una coordinamento tra Pdl, Pd e Terzo Polo? «Il coordinamento si può fare. Alcune modifiche sono frutto di puro buon senso e comunque l`equità è una questione macroeconomica: un Paese con meno diseguaglianze mette meglio a posto i conti e cresce di più. Mi auguro che ne faccia parte anche Di Pietro». Proprio ieri Bersani gli ha lanciato un avvertimento: l`alleanza, se continua ad attaccare l`esecutivo, è a rischio. «Di Pietro dopo aver votato la fiducia non può tirarsi indietro. E` una questione di responsabilità». Ma il governo rischia qualcosa o no? «Scherziamo? Non vogliamo che rischi l`Italia. Ricordo che questo governo di impegno nazionale noi l`abbiamo voluto con grande senso di responsabilità. Se si andava ad elezioni le avremmo vinte perché la responsabilità di questa situazione è tutta del centrodestra. Detto questo, è decisivo che Monti faccia valere le responsabilità della Ue nel Consiglio europeo di
questo fine settimana». In che senso? «Nel senso che l`Italia ci arriva avendo fatto la sua parte: l`Europa farà lo stesso? Perché in caso contrario gli effetti dei sacrifici chiesti agli italiani sono fortemente compromessi. Non si può andare vanti con le conferenze stampa a due di Merkel e Sarkozy. Bisogna dare più potere alla Bce, tassare le transazioni finanziarie e insistere sugli eurobond anche se Francia e Germania dicono no. E poi la Ue e gli Usa devono mettere regole per impedire alla speculazione di mordere. Senza, non sarà mai sazia».
Dalle agenzie. Il segretario Pier Luigi Bersani. (DIRE) Roma, 6 dic. – “C’è spazio per cambiare la manovra. Ci deve essere”. Lo dice Pier Luigi Bersani al tg3. “Non possiamo fare in modo che tutto finisca nella confusione – dice Bersani – perché siamo sull’orlo della catastrofe. Ma se siamo razionali è possibile inserire elementi di equità. Deve esserci spazio per farlo”. (AGI) – Roma, 6 dic. – Per il Pd è “inaccettabile” la parte della manovra relativa al blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Intervistato dal Tg3, il segretario Pierluigi Bersani afferma infatti: “è una manovra durissima che vorremmo più equa, la prima modifica è sulle pensioni”. La mancata “rivalutazione delle pensioni non è accettabile e non è possibile” così come è prevista ora dal provvedimento. “Ci vuole la rivalutazione delle pensioni per una soglia più alta di quella attuale – scandisce Bersani – Non è accettabile perché 970 euro lordi fanno 700 euro netti. Non è possibile non rivalutare oltre”. (AGI)
Quanto alle dichiarazioni di Antonio Di Pietro, Bersani ha affermato: “Sono affermazioni che non condivido – dice Bersani al Tg3 – se questa è la sua posizione, andrà per la sua strada”. “Non ci interessa vincere sulle macerie del paese, l’Italia prima di tutto – sottolinea Bersani – se uno vuole mettere i suoi interessi personali prima dell’Italia, credo che ci saranno problemi nei rapporti”.


Partito Democratico, Partito Paese

Intervento on.le Gianni Dal Moro all’assemblea regionale del partito democratico veneto
3 dicembre 2011 – Padova.

Care democratiche e democratici,
i mercati sono arrivati a pesare otto volte il Pil mondiale e quindi sono in grado di decidere o di orientare i fondamentali di un’economia
Le economie deboli del Mediterraneo: Portogallo, Spagna, Italia e Grecia, sono entrate tutte nell’euro al fotofinish, ma successivamente ben poco hanno fatto per meritarsi l’appartenenza.

1.920 miliardi di euro. È l’ammontare del debito pubblico italiano. Una cifra spaventosa che espone il nostro Paese alla discrezionalità – neutra, benevola o speculativa, a seconda delle inclinazioni – di chi possiede i certificati del debito stesso. Dinanzi a questo, e alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi un interrogativo brutale s’impone: come può l’Italia considerarsi libera e indipendente se i mercati possono, sulla carta, decretarne in qualsiasi momento la bancarotta?
Senza scendere nel dettaglio tecnico della vicenda, un dato politico è ineluttabile: oggi più che mai occorrono scelte strutturali. Oggi più che mai abbiamo l’obbligo di guardare all’Europa con rispetto e buon senso. La priorità deve essere il recupero della credibilità, la reputazione, perduta dalla politica per riconquistare una sovranità economica altrimenti compromessa, senza farci trascinare nella diarchia tra detrattori od entusiasti della lettera della BCE.

Ciò significa essere responsabili e guardare alla BCE non come al luogo dell’elaborazione del pensiero neoliberista e conservatore, in mano ai tecnocrati ma come a un intervento necessario per l’inadeguatezza della politica europea e del governo italiano recentemente dimissionario.

La BCE ha salvato e sta salvando l’Italia ed è bene non dimenticarlo, la responsabilità e’ di chi ci ha portato a queste condizioni, e qui sono molti, e di chi ha sottovalutato la crisi. Attenzioneperché il rischio che vedo e’ di sbagliare bersaglio e di annacquare la vera responsabilità.

Tutti noi, e il Partito Democratico in particolare, dobbiamo essere pronti ad assumerci responsabilità forti, sostenendo in modo determinato, netto e chiaro il Governo Monti, senza rinunciare alle nostre proposte, alle nostre idee, ma senza vincoli e condizionamenti. Il presidente Monti è una persona stimata e riconosciuta come autorevole in Europa, che speriamo attraverso riforme strutturali vere ci faccia uscire dalle secche e dalle gravi difficoltà l’Italia, riducendo il debito e facendo ripartire la locomotiva Italia, predestinata alla recessione con il Fondo Monetario Internazionale ci ha recentemente annunciato.

Di fronte a noi abbiamo scelte difficili ed epocali. Dopo la sbornia del mercato senza regole, però, non possiamo aprire il cassetto dei ricordi e ritirare fuori lo statalismo solo perché si è frantumato il liberismo. In tutto il mondo è in corso un serio dibattito sulla ricerca di un nuovo paradigma di sviluppo capace di reggere il combinato disposto della crisi, della globalizzazione e della rivoluzione tecnologica, coniugando il tutto con una maggiore giustizia sociale. In tutto il mondo a queste sollecitazioni di carattere generale, legate alle dinamiche dell’economia globale, si accompagnano considerazioni che tengono conto delle specificità dei singoli sistemi nazionali. Apriamo su questo una seria e giusta riflessione, senza guardare nei specchietti retrovisori, ma avendo davanti l’orizzonte di una nuova giustizia sociale tutta ancora da declinare.

Che ci piaccia o meno, oggi, la specificità italiana si chiama “emergenza”. Che ci piaccia o meno, con 80 miliardi di euro di interessi passivi sul debito da pagare ogni anno non possiamo permetterci la supponenza di rispondere alla BCE e all’EUROPA: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di voi e dei governi di centrodestra (tutti peraltro democraticamente eletti) che influenzano le nostre scelte.

L’Europa non è un’istituzione à la carte. È un’istituzione punto e basta. Di più Europa abbiamo bisogno, l’Europa dei cittadini, un’Europa con una politica fiscale unica, con un Presidente eletto direttamente dai cittadini europei a suffragio universale. La competizione globale con i BRIC e con gli Stati Uniti d’America ci obbliga tutti noi europei a stare uniti, nessun Stato neppure la Germania potrebbero competere da soli nella sfida con i grandi Paesi colossi emergenti. Tutti saremmo schiacciati. Se penso che qualcuno teorizza ancora i dazi, o di rinchiudersi dentro i propri confini, viene da rabbrividire. Noi del Partito Democratico che siamo gli eredi delle più nobili tradizioni europeiste, di chi ha avviato il percorso ancora incompiuto delle liberalizzazioni, di chi ha fatto il risanamento, di chi ha sorpreso mezzo mondo portando l’Italia nell’euro con un grande sforzo collettivo – dobbiamo oggi più di ieri farci carico di un nuovo disegno europeo ed esserne orgogliosi.
E’ il momento di fare gli Stati Uniti d’Europa.

Oggi c’è un Paese, l’Italia che ha ereditato dalla sua storia recente uno stock di debito pubblico colossale, che da dieci anni non cresce e che non si riforma, che si trova di fronte a delle scelte non fatte, di questo stiamo parlando: di fare scelte strutturali forti per essere ancora a pieno titolo dentro i processi della nuova Europa, pena la marginalizzazione del nostro Paese.
Il Paese non può più permettersi di sottovalutare questa sfida. Dopo un “decennio perduto” (il’FMI ci ha classificati penultimi nel mondo, davanti solo ad Haiti, per aumento cumulato del PIL nel periodo 2000-2010), il sistema Italia deve sventare il rischio-declino che incombe sul proprio futuro.

Rivendichiamone il primato della politica, di una politica Europea in grado di governare i processi, perché di più Europa politica abbiamo bisogno e di una nuova Bce simile alla Federal Reserve, non solo in grado di fronteggiare le speculazioni e l’inflazione, ma in grado di promuovere sviluppo ed occupazione.

Per questo come Partito Democratico sosteniamo convintamente il Governo Monti, perché sappiamo che oggi, in questo tempo, passano le scelte del nostro futuro Paese, per i prossimo vent’anni. Non solo i destini dei nostri risparmi, ma il futuro dei nostri figli.
La sfida, dunque, è di quelle che farà tremare le vene ai polsi: ci sarà uno Stato con meno soldi, che non potrà fare nuovi debiti, ma che dovrà liberare l’economia. Per affrontare questo compito occorre subito uno scatto in avanti. Serve una concorrenza vera per affrancare i mercati da vecchi e nuovi monopoli e consentire a tutti di competere alla pari. Serve un piano di semplificazione burocratico-amministrativa per rendere la vita meno kafkiana a imprenditori e cittadini. Serve ridurre il costo del lavoro, mettendo più soldi in tasca dei lavoratori. Servono la riforma della giustizia civile, una politica selettiva per le infrastrutture, iniziative per sostenere la ricerca e l’innovazione con meccanismi automatici di credito d’imposta, tempi certi per i pagamenti alle imprese. Serve una drastica e credibile riduzione dei costi della politica, serve una modifica del patto di Stabilita che premi gli enti locali virtuosi e sanzioni quelli “spreconi”. Serve una nuova strategia di green economy meno ondivaga e più europea e un politica agricola fatta meno di promesse e più di sostegno intelligente alle aziende agricole oneste. Serve infine una seria e profonda all’evasione fiscale anche con l’introduzione del contrasto di interesse; e tutto, ma veramente tutto il sostegno possibile ai nostri giovani, perché un Paese che non investe sui giovani, non solo non avrà futuro, ma sarà inesorabilmente messo ai confini della modernità.

Siamo un Paese individualista, che e’ stato convinto dal Berlusconismo che e’ meglio fare da soli, e quando non ce la fa arriva ” il ghe pensi mi”. Ora questo, come era ovvio non basta più, serve un scatto collettivo. Meglio dire le cose come stanno, spiegare il progetto per uscire dalla crisi e chiedere a tutti, in modo equo e rigoroso, di partecipare collettivamente a far ripartire il Paese Italia, chiedendo che chi ha di più, aiuti di più l’Italia.

Ci aspettiamo che il Governo Monti, presenti proposte rigorose ma eque, ma sappiamo bene che la malattia è talmente grave che dovremmo forse accettare interventi a noi poco digeribili (speriamo il meno possibile). Ma oggi dobbiamo avere una grandissima responsabilità, mettere alle spalle, mettere alle spalle le nostre storie culturali, i nostri progetti: ora dobbiamo salvare l’Italia.
Diversamente non ci sarà più Monti, ma non ci saremo più noi a rappresentare gli interessi della nostra comunità, perché tutti gli italiani di fronte allo schock del crollo, alla perdita dei propri risparmi dei posti di lavoro, della chiusura delle imprese, ci considereranno tutti uguali e corresponsabili del fallimento dell’Italia.
Dobbiamo trovare, e non è facile, un nuovo punto di equilibrio tra rappresentanza e responsabilità.
E qui sta la sfida del Partito Democratico.

Dobbiamo ritornare a lavorare di più e meglio, dobbiamo ritrovare l’orgoglio e il senso civico di una comunità e riscoprire il valore del sacrificio, non possiamo più
vivere al di sopra delle nostre possibilità.
In conclusione, i denari pubblici sono indispensabili per uscire dalla crisi, ma per questo occorre raccogliere le risorse in modo saggio e non vessatorio, impiegandole in modo equilibrato, riducendo le diseguaglianze, incentivando e disincentivando: esattamente il contrario dei tagli lineari di Tremonti. Per questo, soprattutto, occorre ritornare al Paese delle regole, alla cultura della legalità, al valore civico ed etico della rappresentanza, all’esempio e al rispetto. Al Paese del merito e non delle scorciatoie. Un Paese che semplicemente è incompatibile con la storia, le politiche, i comportamenti del governo che l’ha guidato negli ultimi tre anni.

Nel momento che le forze sociali del Paese e del Veneto hanno mollato o stanno mollando questo centro destra e la Lega e tutte sostengono convintamente il Governo Monti; nel momento che abbiamo l’opportunità di sdoganarci riapprendo canali di contatto e di rapporto con questi mondi, tentando di uscire dal recinto dove siamo stati ingiustamente confinati; possiamo permetterci di perdere questa storica occasione per difendere gli interessi di bottega e di partito? Io penso di no! Penso che dovremmo alzare l’asticella avvicinarsi a questo mondo economico della piccola e media impresa, delle partite iva, dell’agricoltura, agganciandoli ai nostri elettori tradizionali, lavoratori del privato e del pubblico, pensionati, famiglie.
Perché oggi la partita si vince o si perde tutti insieme.

La nostra missione come Partito Democratico è la ricostruzione, è la ricostruzione dell’Italia e per questo dobbiamo avere l’ambizione e l’orgoglio di essere un grande Partito Paese.

On.le Gianni Dal Moro
Deputato del Partito Democratico


Non è manovra che il PD avrebbe fatto

E’ durissima, dettata dall’emergenza per correggere i danni di PDL e Lega
Non è la manovra che avremmo fatto come PD ma dettata dall’emergenza, dopo che per 3 anni il Governo Berlusconi non ha fatto niente per combattere la crisi.
Si tratta di una manovra durissima, dettata dall’emergenza, dopo che per 3 anni il Governo Berlusconi non ha fatto niente per combattere la crisi, negandola.

NON è la manovra che avremmo fatto come PD. E’ uno sforzo ingentissimo chiesto al Paese e noi avremmo preferito che fosse più equa e che si colpissero di più i privilegi, le grandi ricchezze e l’evasione fiscale.

In ogni caso se la manovra è dura, e non poteva essere altrimenti, non è abbastanza equa e va migliorata su alcuni punti: l’indicizzazione delle pensioni deve essere corretta, perché due volte la minima è poco, la riforma delle pensioni deve essere graduata in particolare per i lavoratori a più basso reddito e va incrementata l’esenzione dell’Ici sulla prima casa.

Va aumentata l’aliquota ai capitali scudati e occorre procedere alle dismissioni immobiliari e alla messa a gara delle frequenze

In Parlamento lavoreremo per migliorarla in questa direzione cercando di alleggerire il carico per lavoratori dipendenti e pensionati.


Manovra troppo poco equa

Questa manovra serve per evitare il fallimento dell’Italia. Ieri il presidente del Consiglio, Mario Monti, lo ha detto chiaro e tondo in Parlamento.
Il pericolo di cadere nel baratro (con il rischio di finire come l’Argentina) giustifica la durezza della manovra. Ma l’equità dell’intervento, promessa da Monti, è piena zeppa di buchi.
Il Partito Democratico, attraverso l’intervento dei suoi dirigenti, il segretario Pier Luigi Bersani, e i presidenti dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno detto chiaramente che il Pd, per responsabilità verso il Paese, farà la sua parte, ma chiede modifiche importanti alla manovra per difendere i più deboli e propone dove e come trovare le risorse per riequilibrare l’intervento.
Questa linea è stata presentata in Parlamento e poi, in serata, discussa e approvata dal coordinamento del partito.
Primo: se siamo a questo punto lo dobbiamo alle scellerate decisioni prese dal governo di Silvio Berlusconi, che ha cancellato molte delle buone norme previste dal governo Prodi, che ha lasciato campo libero e premiato gli evasori, che ha speso a favore dei più ricchi le poche risorse che erano disponibili per sostenere l’economia, soprattutto che ha negato la crisi e alla fine non è stato in grado di affrontarla. Mai dimenticare chi ci ha portato qui.
Secondo: la caduta di Berlusconi e il cambiamento di governo, conquistato dal Pd con la propria politica, non significa che sia cambiata la composizione del Parlamento o che questo governo sia il governo del Pd. Il governo Monti è un governo di transizione per affrontare l’emergenza.
Terzo: il fallimento dell’Italia va evitato. Ma ci vuole più equità.
Dalle agenzie di stampa alcune delle dichiarazioni di ieri del segretario Bersani, di Franceschini e di Finocchiaro.
Bersani. “Confermiamo che siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità ma la manovra va assolutamente migliorata alleggerendo alcuni punti perché non poteva che essere dura ma non è ancora abbastanza equa”. Pier Luigi Bersani chiede al governo di correggere la manovra “alleggerendo alcuni punti”. “La manovra va assolutamente migliorata – spiega Bersani – alleggerendo alcuni punti: l’indicizzazione delle pensioni due volte il minimo è troppo poco, ci vuole un accostamento più graduato alla riforma delle pensioni per lavoratori precoci e pensionandi a reddito più basso”. Il segretario del Pd chiede poi “un incremento dell’esenzione dell’Ici per la prima casa”. “Sappiamo dove prendere le risorse – spiega Bersani – è importante che sia passato il principio di colpire i capitali scudati, un punto su cui insistevamo da tempo ma il limite dell’1,5% è un buffetto e inoltre ci possono essere entrate dalle dismissioni e dall’asta delle frequenze tv. Il Pd, aggiunge Bersani, “non è convinto dell’impostazione contro l’evasione fiscale perché va messa a regime la fedeltà fiscale e non inseguire il singolo evasore”. Quindi, conclude il segretario Pd, “lavoreremo con le possibilità che abbiamo per migliorare la manovra: io condivido alla lettera le parole di Monti sulla serietà del momento con il piccolo particolare, che lui non poteva dire, che da tre anni hanno continuato a dirci che andava tutto bene e non si è fatto niente”.
Franceschini. “Sappiamo che è stato difficile fare un decreto facendo sintesi tra esigenze diverse e vi ringraziamo. Noi avremmo fatto una manovra diversa, puntando più sull’equità: con piú gradualità sulle pensioni, una franchigia maggiore per la prima casa e un maggior carico su patrimoni e rendite finanziarie”. Così il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini spiega in Aula le priorità del Pd. “Le cose che noi abbiamo in mente – afferma Franceschini – non sono dettate da problemi di consenso ma dal rispetto dei principi di giustizia sociale. Noi continueremo a lavorare perché la guerra all’evasione fiscale sia rafforzata, abbassando la soglia dei mille euro per i contanti e insistendo su un maggior prelievo sullo scudo fiscale. Certo nella manovra c’è un primo segnale ma se invece di chiedere l’1,5 per cento sui capitali scudati si chiedesse il 2 si potrebbe aumentare la fascia per le indicizzazione delle pensioni”. Il Pd quindi insisterà “perché su queste cose una sintesi si può trovare”. Il capogruppo Pd invita poi il premier Mario Monti “a usare la forza che i partiti le danno, anche a costo di incomprensioni con l’elettorato e i cittadini, per far sentire la voce dell’Italia sul tavolo dell’Europa”. “Monti usi i sacrifici dolorosi di ogni italiano per difendere l’Europa, per difendere il welfare come ragione fondativa dell’Ue, per chiedere una tassa europea sulle transazioni finanziarie”, per sancire il principio della cessione della sovranità nazionale evitando gli accordi intergovernativi. Questo è il nostro compito: non solo salvare l’Italia ma salvare e costruire l’Europa”.
Finocchiaro. “Noi non avremmo fatto la stessa manovra, ma non abbiamo dubbi sulla sua urgenza e necessità. Avremmo voluto, e ancora vogliamo, una manovra più equa”. Lo dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd nell’aula di palazzo Madama. “Noi- prosegue- vorremo più coraggio” ad esempio “sui grandi patrimoni” in modo da “alleggerire” l’intervento sulle pensioni “per i lavoratori precoci e incrementare l’esenzione dell’ici sulla prima casa”.


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