Che fine ha fatto il quid di Alfano?

Finita la commedia del quid, fatte le sparate necessarie a lisciare il pelo degli elettori della destra, il presidente del Consiglio Mario Monti ha telefonato ieri ad Alfano annunciandogli la convocazione di un incontro per giovedì sera anche con Casini e Bersani per parlare di tutto, lavoro, crescita, ma anche corruzione e Rai. Tutti temi sui quali da giorni i fucilieri del Pdl si sono esercitati contro Bersani per dire che queste cose non rientrerebbero negli obiettivi del governo Monti. E invece l’ha avuta vinta il Pd, perché il ddl anticorruzione (secondo la Corte dei conti l’Italia perde 60 miliardi l’anno di soldi pubblici per questa ragione) deve essere rafforzato e perché la Rai è un’azienda pubblica e sta andando in malora. Ieri è stato respinto il ricorso di Augusto Minzolini contro l’allontanamento dal TG1 e il Pd ha confermato: senza una riforma della governance il Pd non parteciperà alle nomine, il che significa che l’intera responsabilità di quel che verrà deciso ricadrà sul governo.
E’ possibile che nell’incontro di giovedì sera si parli anche di frequenze: scongiurata l’assegnazione gratuita che il governo Berlusconi aveva cucito addosso a Mediaset, il Pd lavora per scongiurare un’asta al ribasso. Secondo Mediobanca, quelle frequenze varrebbero ben più di un miliardo di euro.


Senato discute mozione unitaria per riequilibrio di genere in legge elettorale

Presentata dalle senatrici di tutti i gruppi

Ecco il testo della mozione discussa al Senato il giorno 8 marzo:


” (atto n. 1-00576 testo 2)

Il Senato,
preso atto che:

l’articolo 51 della Costituzione repubblicana recita solennemente che «Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini»;
l’articolo 117, comma settimo, dispone inoltre che le leggi regionali « rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso alle cariche elettive»;
la Corte Costituzionale ebbe a dichiarare (nella sentenza n. 49 del 2003) che «Le nuove disposizioni costituzionali, con cui si è riformulato l’art. 51 nei termini suddetti, pongono dunque esplicitamente l’obiettivo del riequilibrio e stabiliscono come doverosa l’azione promozionale per la parità di accesso alle consultazioni, riferendoli specificamente alla legislazione elettorale». Inoltre, con la più recente sentenza n. 4 del 2010, il Giudice delle leggi ha sottolineato altresì, che la parità di accesso alle cariche elettive rappresenta una facoltà aggiuntiva, che allarga lo spettro delle possibili scelte elettorali, limitato ad una preferenza, introducendo, solo nel ristretto ambito elettorale, una norma riequilibratrice volta ad ottenere, indirettamente ed eventualmente, il risultato di un’azione positiva. In altri termini, è opportuno garantire l’eguaglianza di opportunità particolarmente rafforzata attraverso norme che promuovano il riequilibrio di genere nelle rappresentanze istituzionali;
nell’ambito di tale mutato contesto ordinamentale, con la sentenza n. 49/2003 la Consulta ha ritenuto legittime alcune norme introdotte nella legislazione elettorale della Regione Valle d’Aosta, in virtù delle quali le liste elettorali devono comprendere candidati di entrambi i sessi, a pena di inammissibilità;
il riconoscimento del principio di parità tra uomo e donna fa parte anche degli obiettivi dell’Unione europea (UE) e il principio di non discriminazione, ad esso strettamente connesso, è stato rafforzato dai trattati di Amsterdam e di Lisbona. L’ordinamento comunitario deve, nel suo complesso, adottare tutti i provvedimenti necessari per combattere qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o il credo, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, anche in campo politico ed elettorale;
con specifico riferimento alla materia delle pari opportunità fra i sessi nell’accesso alle cariche elettive, si ricorda la Convenzione sui diritti politici delle donne, adottata a New York il 31 marzo 1953 (ratificata dalla legge n. 326 del 1967) e la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna, adottata anch’essa a New York il 18 dicembre 1979 (ratificata dalla legge n. 132 del 1985). Tali convenzioni internazionali prevedono per le donne il diritto di votare e di essere elette in condizioni di parità con gli uomini;
considerato che:
il problema della sottorappresentazione delle donne nei luoghi decisionali della politica richiede un intervento urgente, anche di carattere normativo, ancorché in attesa della definizione di un nuovo e diverso sistema di elezione per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica;
la situazione italiana mette in evidenza, infatti, il persistere di una condizione di disparità politica sulla base del genere, che può essere considerato come uno degli indicatori di un basso tasso di democraticità del nostro sistema. La questione non si limita ai dati quantitativi, ma investe la concreta possibilità per una delle componenti della società di incidere sui processi decisionali e di “fare” le politiche. Per il pieno esercizio dei diritti politici, in particolare del diritto elettorale passivo limitato di fatto per le donne, risultano essere fondamentali le modalità di accesso agli organi elettivi ed in particolare i meccanismi di formazione e selezione della rappresentanza e della leadership. La necessità improcrastinabile di risolvere la disuguaglianza rende il dibattito sulle azioni positive in materia elettorale un elemento centrale della riflessione politica sulla democrazia paritaria;
delibera:
di avviare un percorso volto a promuovere, in tempi rapidi, l’esame, e l’eventuale approvazione da parte dell’Assemblea, di disegni di legge in materia di accesso alle cariche elettive in condizioni di parità tra donne e uomini, nell’ambito della legislazione elettorale, per le circoscrizioni comunali, per i comuni, per le città metropolitane, per le province, per le regioni a statuto ordinario e speciale laddove non previsto, per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica;
ed impegna il Governo:
a sostenere, nel corso dell’esame dei disegni di legge di riforma del sistema elettorale, iniziative parlamentari finalizzate all’introduzione di un principio di non discriminazione che assicuri un’equilibrata rappresentanza di entrambi i generi. 

1) ADAMO Marilena
2) ADERENTI IRENE
3) ALBERTI CASELLATI MARIA ELISABETTA
4) ALLEGRINI LAURA
5) AMATI Silvana
6) ANTEZZA Maria Papapietro
7) ARMATO Teresa
8) BAIO EMANUELA
9) BASSOLI Fiorenza
10) BASTICO Mariangela
11) BERTUZZI Maria Teresa
12) BIANCHI DORINA
13) BIANCONI LAURA
14) BIONDELLI Franca Maria Grazia
15) BLAZINA Tamara
16) BOLDI ROSSANA
17) BONFRISCO CINZIA
18) BUGNANO Patrizia
19) CARLINO GIULIANA
20) CARLONI Anna Maria
21) CASTIGLIONE MARIA GIUSEPPA
22) CHIAROMONTE Franca
23) COLLI OMBRETTA
24) CONTINI BARBARA
25) DE FEO DIANA
26) DE LUCA CRISTINA
27) DELLA MONICA Silvia
28) DONAGGIO Cecilia Franca
29) FINOCCHIARO Anna Maria Paola Luigia
30) FIORONI Anna Rita
31) FONTANA Cinzia Maria
32) FRANCO Vittoria
33) GALLONE MARIA ALESSANDRA
34) GARAVAGLIA Maria Pia
35) GERMONTANI MARIA IDA
36) GHEDINI Rita
37) GIAI MIRELLA
38) GRANAIOLA Manuela
39) INCOSTANTE Maria Fortuna
40) LEDDI Maria
41) LICASTRO SCARDINO SIMONETTA
42) MAGISTRELLI Marina
43) MARAVENTANO ANGELA
44) MARINARO Francesca
45) MAURO ROSA ANGELA
46) MAZZUCONI Daniela
47) MONGIELLO Colomba
48) NEGRI Magda
49) PIGNEDOLI Leana
50) PINOTTI Roberta
51) POLI BORTONE ADRIANA
52) RIZZOTTI MARIA
53) SBARBATI LUCIANA
54) SERAFINI Anna Maria
55) SOLIANI Albertina
56) SPADONI URBANI ADA
57) THALER AUSSERHOFER HELGA
58) VICARI SIMONA”


Inaccettabile che Pdl non voglia discutere di giustizia e tv

di Anna Finocchiaro

 

Esiste un problema del rapporto tra partiti e governo? No, esiste un problema del Pdl, che non è pronto, ha paura, non vuole affrontare due questioni che sono fondamentali per la competitività dell’Italia, per la sua immagine nel mondo, per la sua modernizzazione.
Parlo della questione della giustizia, a partire dalla piaga della corruzione che costa 60 miliardi di euro l’anno come dice il Procuratore generale della Corte dei Conti, e parlo della riforma del sistema dell’informazione.
E’ possibile che una forza che partecipa a sostenere il governo non voglia discutere di due capitoli così importanti per la crescita dell’Italia e per la sua autorevolezza nel consesso internazionale?
E’ questa la prima domanda da porsi.
La risposta è che con tutta evidenza hanno un problema politico molto serio.


La destra prigioniera degli interessi di Berlusconi

La destra prigioniera degli interessi di Berlusconi fa saltare tutti i tavoli. Cerca lo scontro per confondere le acque e tenere sotto pressione Monti su frequenze, TV, ddl anticorruzione.
La sequenza della giornata di ieri mostra plasticamente che cosa sta accadendo.
a) Nella prima mattina Fedele Confalonieri dice in un’audizione parlamentare che Mediaset sta subendo un drammatico calo della raccolta pubblicitaria (tra crisi dell’economia e assenza di Berlusconi da Palazzo Chigi gli imprenditori hanno smesso di pompare soldi): Se continuerà così, Mediaset andrà in rosso e dovrà licenziare in modo anche drastico una fetta non irrilevante delle proprie maestranze.
b) Subito dopo, Fedele Confalonieri viene ricevuto dal presidente del consiglio Mario Monti e chiede che venga sbloccato il beauty contest, cioè il regalo delle frequenze digitali ai grandi operatori, a cominciare da Mediaset. Monti nell’incontro non gli garantisce nulla, anzi non gli offre nemmeno la speranza di un ripensamento sul blocco del beauty contest.
c) Silvio Berlusconi annuncia che non andrà a Porta a Porta da Vespa per non spiazzare Alfano che è il segretario del Pdl.
d) Però subito dopo Angelino Alfano, fedele alla consegna che secondo tutti i giornali è arrivata via telefono da Berlusconi mentre era in volo verso la Russia dell’amico Putin, avverte Monti che non potrà andare all’incontro previsto per la sera con Bersani e Casini, perché non intende parlare di Rai e di giustizia.
e) Il Pd protesta: l’ordine del giorno è generale, c’è tutto, naturalmente compresa Rai (sta scadendo il Consiglio di amministrazione) e la giustizia (c’è da approvare con le opportune modifiche il ddl anticorruzione, la cui urgenza è testimoniata dalle cronache di tutti i giorni).
f) Dal Pdl parte una scarica di dichiarazioni ovviamente ben studiate (tutte uguali) per dire che il governo è nato per affrontare la crisi economica, Rai e corruzione non c’entrano nulla.
g) Mentre tutto questo accade, nella discussione parlamentare sul provvedimento sulle semplificazioni alla Camera, le posizioni di alcuni rappresentanti del governo imposti dalla destra, come il sottosegretario Gianfranco Polillo, provocano quasi uno scontro durissimo su temi quali la scuola, la sanità.
In conclusione, come scrive Stefano Folli su Il Sole 24 Ore “È come se Berlusconi si fosse all`improvviso seccato, vedendo che il suo reiterato sostegno al presidente del Consiglio non produce risultati apprezzabili in merito alle frequenze televisive, al destino di Mediaset e alla gestione della Rai. Tre questioni prioritarie per l`ex premier. Poi ci sono anche considerazioni più generali, legate al prossimo voto amministrativo. I sondaggi continuano a essere pessimi per il Pdl e suggeriscono una linea più ruvida rispetto al governo tecnico. Quanto alle convulsioni di cui è preda la Lega a Milano, sono un altro elemento di inquietudine per Berlusconi. La procura parla di un «sistema Pdl-Lega» nelle malversazioni e in ogni caso le difficoltà dell`antico alleato dimostrano quanto sia pericolosa la fine del vecchio assetto di potere. Per Monti la vicenda non è solo «un problema fra i partiti». Non toccherà la stabilità dell`esecutivo, ma rivela che qualcuno è più logorato di altri”.
Altri quotidiani parlano di “scontro tra i partiti”, come se Monti non c’entrasse nulla e il problema riguardasse non l’inattendibilità della destra, ma la rissosità della politica. Niente di preoccupante: è solo la solita lente ideologica della politica che fa schifo e della tecnica che è meglio di tutto. E’ la linea che si può leggere oggi in alcuni articoli de Il Corriere della Sera e de La Repubblica.


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