Basta pubblicizzare il gioco d’azzardo

di Giampaolo Fogliardi (PD)

Il gioco d’azzardo può avere effetti devastanti.
Circa un milione di italiani (dei quali almeno cinquecentomila giovani) soffrono di Gap – gioco d’azzardo patologico, che costituisce una vera e propria patologia, una dipendenza che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, dovrebbe essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza in modo tale da garantire un percorso di prevenzione, cura e riabilitazione per coloro i quali ne sono diventati dipendenti.

Parliamo di una emergenza sociale con conseguenze a volte disastrose che sottrae ai consumi ordinari o addirittura di prima necessità un enorme massa di denaro. Riteniamo che debba essere trattata al pari di altre dipendenze (ad esempio, la dipendenza da tabacco), per le quali infatti la legislazione prevede un esplicito divieto di propaganda pubblicitaria e la devoluzione dei proventi delle relative sanzioni amministrative ad un apposito capitolo di spesa del Ministero della salute finalizzato alla prevenzione di tali patologie.

Questa proposta di legge, a prima firma del collega Compagnon, introduce, dunque, un analogo divieto assoluto di ogni forma di spot e pubblicità di tutti i giochi, le scommesse e le lotterie autorizzati dall’autorità pubblica; pubblicità che é, per sua stessa natura, ingannevole, dal momento che, per la legge dei grandi numeri, più a lungo un giocatore gioca, più denaro, in media, perderà e che non esistono per molti giochi (le slot machines, il gratta e vinci, ecc.) strategie basate sulla matematica e nemmeno sul buon senso.

Di seguito il testo della proposta

CAMERA DEI DEPUTATI

PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa del deputato
COMPAGNON

Divieto della propaganda pubblicitaria di giochi, scommesse e lotterie autorizzati dall’autorità pubblica.

Onorevoli Colleghi!
La presente proposta di legge nasce dalla necessità di arginare i rischi di un ricorso compulsivo ai giochi d’azzardo, alle scommesse e alle lotterie nazionali e dalla volontà di farsi carico di coloro i quali ne sono diventati dipendenti, nel tentativo di cercare la fortuna, specie in tempi di crisi come l’attuale.
Con circa un milione di italiani (dei quali almeno cinquecento mila giovani) e con un altro milione di persone che si trovano in uno stadio “problematico”, la ludopatia, ovvero il Gap – gioco d’azzardo patologico, costituisce una vera e propria patologia, una dipendenza che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, dovrebbe essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza in modo tale da garantire un percorso di prevenzione, cura e riabilitazione per coloro i quali ne sono diventati dipendenti.
Partendo dalla consapevolezza che la ludopatia nel nostro Paese è diventata ormai una emergenza sociale con conseguenze a volte disastrose che, peraltro, sottrae ai consumi ordinari o addirittura di prima necessità un enorme massa di denaro, riteniamo che essa debba essere trattata al pari di altre dipendenze (ad esempio, la dipendenza da tabacco), ove la legislazione prevede un esplicito divieto di propaganda pubblicitaria e la devoluzione dei proventi delle relative sanzioni amministrative ad un apposito capitolo di spesa del Ministero della salute finalizzato alla prevenzione di tali patologie.
La presente iniziativa legislativa introduce, dunque, un analogo divieto assoluto di ogni forma di spot e pubblicità di tutti i giochi, le scommesse e le lotterie autorizzati dall’autorità pubblica; pubblicità che é, per sua stessa natura, ingannevole, dal momento che, per la legge dei grandi numeri, più a lungo un giocatore gioca, più denaro, in media, perderà e che non esistono per molti giochi (le slot machines, il gratta e vinci, ecc.) strategie basate sulla matematica e nemmeno sul buon senso.

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1
«1. La propaganda pubblicitaria di qualsiasi gioco, scommessa e lotteria autorizzati dall’autorità pubblica, è vietata.
2. Chi trasgredisce al divieto previsto dal precedente comma è soggetto alla sanzione amministrativa da euro 2.500 a euro 25.000.
3. I proventi delle sanzioni amministrative, compresi quelli derivanti dal pagamento in misura ridotta previsto dall’articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689, sono devoluti ad un apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero della salute per essere destinati all’informazione ed all’educazione sanitaria, nonché a studi e ricerche finalizzati alla prevenzione della ludopatia.
4. Il Ministro dell’economia e finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».


Il Governo ha sbagliato a non ricercare l’accordo

Nell’incontro a palazzo Chigi con i segretari dei partiti che sostengono il governo di emergenza il presidente del Consiglio Mario Monti aveva preso l’impegno a ricercare l’intesa con le parti sociali, nella consapevolezza che la coesione sociale gioca un ruolo decisivo per il superamento delle difficoltà e che la crisi sta producendo effetti molto pesanti nella società.
La soluzione adottata nel confronto con le parti sociali non ha seguito questo schema, anche a fronte della proposta dei sindacati di adottare per l’articolo 18 il sistema tedesco (proposta messa sul tavolo dalla Cisl e dalla stessa Cgil).
Il Pd aveva annunciato chiaramente che avrebbe accettato qualsiasi soluzione fosse venuta da un accordo complessivo con le parti sociali proprio in considerazione dell’importanza che il Partito democratico assegna al tema della coesione sociale e della condivisione degli obiettivi.
I fatti sono andati in modo diverso. Ieri sera il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è stato chiaro nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta.
Primo: “Non ci può essere un prendere o un lasciare”.
Secondo: l’idea che la forzatura nei confronti dei sindacati sia come una bandiera da esibire sui mercati finanziari è sbagliata.
Terzo: la concertazione ci ha già tirato fuori dai guai in momenti drammatici.
Quarto: nella riforma vi sono alcuni elementi positivi che ricalcano anche proposte del Pd e che vanno rafforzati e migliorati.
Quinto: “Sull’articolo 18 si doveva adottare un meccanismo più adeguato a un paese manifatturiero ed europeo continentale, come è l’Italia, e non un meccanismo più tipico dei paesi anglosassoni. Dovevano scegliere il sistema tedesco e si è imposto invece il sistema americano”.
Sesto: in Parlamento questo errore verrà corretto, introducendo il ricorso al giudice per tutti i tipi di licenziamento, perché così come il sistema è stato pensato dal governo tutto si riverserebbe sul licenziamento economico, lasciando al lavoratore la scelta di prendere pochi soldi “maledetti e subito” o fare una lunga causa alla fine della quale, se tutto andasse per il meglio, prenderebbe solo un indennizzo economico.


Sollecitiamo pagamento dei crediti IVA alle latterie venete

di Giampaolo Fogliardi (deputato PD)

 

Ho sottoscritto una interrogazione nella quale chiediamo che il Governo assuma iniziative urgenti per assicurare che Equitalia provveda senza ulteriore ritardo a pagare i rimborsi Iva, oltre 14 milioni di euro, dovuti alla Latteria Soligo, alle Latterie Vicentine e alla Centrale del Latte di Vicenza.  La richiesta indirizzata al Ministro dell’Economia e delle Finanze è stata depositata stamane alla Camera dall’on. Simonetta Rubinato e sottoscritta in modo bipartisan anche dagli onorevoli Antonio De Poli e Fabio Gava, oltre che dai colleghi democratici Daniela Sbrollini, Delia Murer e Gian Pietro Dal Moro.

“Il Ministro spieghi quali siano le ragioni della mancata liquidazione ad oggi da parte di Equitalia di crediti iva che risalgono anche al terzo trimestre del 2010 e perché invece in altre province i pagamenti siano già avvenuti regolarmente, ma soprattutto si impegni a garantire che in futuro non abbia a ripetersi tale grave ritardo che pregiudica l’equilibrio economico-finanziario delle aziende già messe a dura prova dalla situazione di crisi economica e di carenza di liquidità dovuta alla stretta creditizia. E’ in gioco il futuro di oltre 650 aziende agricole e di quasi 400 lavoratori”.

“Non è ammissibile che lo Stato pretenda il versamento dell’Iva entro una data precisa, pena sanzioni e interessi, e poi sia il primo a non rispettare i termini per i rimborsi. Per questo chiediamo al Governo di assumere anche un’iniziativa in sede legislativa per fissare analogamente un termine certo entro il quale Equitalia deve provvedere al rimborso dei crediti fiscali. Le aziende hanno bisogno di certezze per la loro pianificazione finanziaria”.


Riforma rischia di penalizzare ulteriormente lavoratori interinali

“Nel turbinio di proposte sulla riforma del lavoro rischiano di rimanere scottati i lavoratori interinali, titolari di una forma di flessibilità che deve mantenere i limiti di utilizzo per cui è stata progettata per non dar luogo a ulteriore precarietà”. È quanto hanno scritto i senatori della Commissione Lavoro Achille Passoni, Rita Ghedini, Paolo Nerozzi (Pd), Cristina De Luca (Api-Fli), Vincenzo Fasano ed Ada Spadoni Urbani (Pdl) in una lettera inviata al Ministro del Welfare, Elsa Fornero.
Continuano i senatori: “Ci preoccupa la notizia secondo la quale nel Decreto attuativo della Direttiva Comunitaria sulla somministrazione sarebbero stati eliminati l’obbligo di fornire i motivi di ricorso al lavoro interinale e dei limiti contrattuali per tutti i percettori di ammortizzatori sociali e per gli svantaggiati, e si è mantenuta invece la possibilità di sottopagare gli svantaggiati in deroga al principio di parità. Il parere espresso dalle Commissioni sullo Schema di D.Lgs. sull’attuazione della direttiva 2008/104/CE relativa al lavoro tramite agenzia interinale aveva il senso proprio di sollecitare la soluzione di alcuni problemi legati alla reale parità di tutele tra lavoratori in somministrazione e lavoratori direttamente dipendenti delle aziende utilizzatrici. Ad esempio sul trattamento di maternità, sottolineando con forza l’opportunità di affidare al confronto fra Governo e Parti sociali tutte le questioni relative alla regolazione del vincolo causale. Invece, secondo quel che si apprende, il decreto, non ancora pubblicato, conterebbe determinazioni proprio in materia di causali – con particolare riferimento alla loro rimozione per il collocamento in somministrazione di soggetti svantaggiati e di lavoratori posti in cassa integrazione guadagni”.
“Nell’interesse delle migliaia di lavoratori che si trovano in queste condizioni- concludono i senatori-, ricordiamo al Ministro l’importanza dell’affidamento alle sedi negoziali per trovare il giusto punto di equilibrio, e la necessità di un rapporto trasparente e leale tra Parlamento e Governo, in particolare su questioni di tale delicatezza politica e sociale”


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