Policlinico verso la chiusura. Tosi lontano

Il Policlinico verso la chiusura. E Tosi sempre più lontano dalla città
Mentre Tosi è esclusivamente impegnato in televisione, a tagliare nastri e a reclutare personale per le sue liste sedicenti civiche, il futuro del Policlinico di Borgo Roma appare ormai segnato.

Le schede tecniche allegate al Piano socio sanitario regionale, di prossima pubblicazione, prevedono infatti la chiusura delle funzioni destinate alla cura delle malattie acute, ma ancora non sappiamo che cosa rimarrà di questa struttura che per decenni è stata uno dei due pilastri della sanità veronese.

Delle due l’una: o Tosi non è a conoscenza di queste operazioni, e questo dimostrerebbe che il sindaco uscente è ormai completamente estraneo ai problemi della città, oppure sa e tace. Per imbarazzo o per convenienza politica. E’ comunque grave che la città che da decenni esprime gli assessori regionali alla sanità, tutti parte dello stesso movimento politico, la Lega Nord, di cui Tosi è tra i leader a Verona e nel Veneto, debba venire a conoscenza da altre fonti del colpo inferto al suo sistema socio-sanitario.

E ancora più grave che il sindaco in carica non abbia alcuna proposta su come affrontare l’annunciato impoverimento dell’ospedale allo scopo di mantenere i livelli di assistenza sanitaria in città.

Nessuna proposta su come affrontare l’ulteriore carico di traffico che si abbatterà sul contesto di Borgo Trento già ora al limite della sopportazione sia sotto l’aspetto viabilistico che sotto quello urbanistico. Lui che è tanto abile a fare gli annunci, non ha neppure pensato a come comunicare queste scelte alla popolazione e ad avviare un dibattito innanzitutto tra i quartieri direttamente interessati e poi nella città intera, perché la sanità riguarda tutti.

Un sindaco che si rispetti deve rispondere di queste scelte, non può pensare di mettere la città davanti al fatto compiuto.

Michele Bertucco, candidato Sindaco di Verona, 29 marzo 2012


Compomental, Ministro intervenga

Interrogazione biopartisan sulla crisi di Compomental. Tra i firmatari anche i deputati del Pd Dal Moro, Fogliardi e Testa.

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Si chiede al Ministro di Ministro di verificare se a livello nazionale o internazionale si possano individuare imprenditori disposti a investire nell’azienda e di attivarsi per elaborare processi di reinserimento occupazionale dei lavoratori sul territorio, attraverso strumenti per finanziare outplacement, formazione e altro durante l’utilizzo dei lavoratori dell’ammortizzatore della cassa integrazione straordinaria, per prevenire le difficoltà reddituali e di inserimento lavorativo conseguenti alla mobilità.

Il testo integrale:

Interrogazioni a risposta scritta:

DAL MORO, BORGHESI, MONTAGNOLI, MARTINI, BRAGANTINI, FOGLIARDI, ALBERTO GIORGETTI, NEGRO, FEDERICO TESTA. – Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

l’azienda Compometal srl di Verona produce caldaie e radiatori in ghisa da circa 40 anni, occupando 130 lavoratori;
nel 2009 l’imprenditore storico, Famiglia Biasi, ha ceduto l’azienda ad un nuovo soggetto, signor Garro del Gruppo Zen;
al momento della cessione furono presi i seguenti impegni: la Compometal (Garro) avrebbe dovuto produrre per i successivi 2 anni esclusivamente per Fondver (Gruppo Biasi) mentre la stessa Compometal si impegnava ad effettuare investimenti per ampliare la produzione di prodotti rivolti al mercato dell’automotive;
a fronte di questi impegni i lavoratori accettavano il progetto riducendosi lo stipendio di circa 300 euro lordi mensili e si impegnavano a non rivendicare aumenti salariali collettivi per i successivi 2 anni;
al mese di marzo 2012 la Fondver non è riuscita a mantenere le quote di

mercato. Infatti risultano volumi prodotti per all’incirca 11 mila tonnellate (7 mila tonnellate nel 2011), con un break-even stimato in 15-16 mila tonnellate;
la Fondver ha ritardato pagamenti di fatture, rallentando di conseguenza la disponibilità di cassa della Compometal per l’acquisto di materie prime, produzione e consegna;
il gruppo Garro non ha effettuato gli investimenti previsti, mentre la Fondver ha dato disdetta al rapporto commerciale con la stessa Compometal;
il prodotto, pur condizionato dalla crisi, mantiene comunque una quota di mercato sufficiente a sostenere l’organico attuale;
i lavoratori sono in cassa integrazione guadagni straordinari a zero ore dal 1o gennaio 2012 e dopo aver fatto gli ultimi tre mesi del 2011 in cassa integrazione guadagni ordinaria e cassa in deroga sempre a zero ore;
i lavoratori sono disponibili a operazioni di riqualificazione professionale e contrattazione di percorsi che portino a ottimizzare ulteriormente il processo di produzione;
la chiusura definitiva delle attività della Compometal srl esporrebbe 130 lavoratori altamente specializzati ma con difficili prospettive di ricollocazione, oltre a comportare una grave perdita in termini occupazionali per il territorio del veronese ed uno dei suoi settori produttivi trainanti, quello della termo-meccanica;
le parti sindacali hanno sollecitato senza successo i due gruppi imprenditoriali a trovare un accordo per continuare la produzione e garantire i posti di lavoro;
la provincia di Verona, in accordo con i sindacati, ha già posto in essere azioni di sostegno ai lavoratori, in termini di orientamento e proposta di percorsi formativi e lavorativi, ed è disponibile a cofinanziare iniziative in tal senso -:
quali iniziative, e in quali tempi, i Ministri ritengano di poter adottare, per quanto di competenza, e anche in considerazione della particolare congiuntura economica che sta attraversando il Paese, al fine sia di favorire una soluzione positiva della vertenza che di contribuire al sostegno dei lavoratori in mobilità;
se il Ministro dello sviluppo economico intenda verificare se a livello nazionale o internazionale si possano individuare imprenditori disposti a investire nell’azienda e se, contestualmente, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ritenga di potersi attivare per quanto di competenza per elaborare processi di reinserimento occupazionale dei lavoratori sul territorio, attraverso strumenti per finanziare outplacement, formazione e altro durante l’utilizzo dei lavoratori dell’ammortizzatore della cassa integrazione straordinaria, per prevenire le difficoltà reddituali e di inserimento lavorativo conseguenti alla mobilità.


Fondazione Arena: chiarire su Fanni

Cosa intendeva dire il sindaco Tosi quando, dopo il consiglio d’amministrazione della Fondazione Arena del 27 settembre 2011, ha dichiarato (Corriere della Sera, 28 settembre 2011) che la risoluzione del rapporto con l’ex direttore artistico Umberto Fanni “in nessun modo dovrà essere onerosa per la Fondazione”? L’ha spiegato lo stesso Fanni in una lunga e dettagliata intervista al Giornale di Brescia di ieri parlando della sua possibile buonuscita: “Girondini mi disse che questa poteva essermi resa, ma non già dalla Fondazione Arena, bensì da una società controllata, Arena Extra: non si voleva far sapere che l’ente mi pagava per l’interruzione anticipata del mio rapporto.”

Ognuno si assume la responsabilità di quanto afferma. Ma, se tutto corrisponde, e non abbiamo motivo di dubitare né delle parole del Sindaco né di quelle del maestro Fanni, siamo di fronte ad un caso gravissimo di malcostume: l’utilizzo di società controllate per gestire risorse pubbliche al di fuori di occhi indiscreti. Se così è, meglio che indaghi la magistratura.

D’altra parte, l’opposizione in consiglio comunale ha più volte chiesto di essere messa in condizione di conoscere quali siano i rapporti tra la Fondazione Arena e Arena Extra senza aver mai ricevuto risposte ufficiali e documentate. E’ appena il caso di ricordare che Arena Extra, società posseduta al 100% dalla stessa Fondazione, è stata costituita durante il commissariamento della Fondazione, quindi nel momento in cui il consiglio di amministrazione non c’era, ma Girondini era rimasto al suo posto.

La domanda sorge spontanea: se quanto affermato da Fanni corrisponde al vero, il Sindaco era a conoscenza della proposta fatta al Direttore artistico di essere liquidato attraverso Arena Extra? Se sì, lo dica; se no, era impegnato in qualche salotto televisivo mentre Girondini smetteva la giacca di Sovrintendente per vestire quella di responsabile unico di Arena Extra? E si sarebbe trattato dell’unica operazione gestita in questo modo per non farla figurare nel bilancio della Fondazione Arena?

C’è bisogno di fare chiarezza, quella che finora non c’è stata, compreso, a questo punto, di sapere se è vero o no che Girondini sapeva fin dall’inizio che il maestro Fanni aveva il doppio incarico a Verona e a Brescia e se, alla fine, l’indennizzo per il licenziamento c’è stato o no.
Michele Bertucco, candidato Sindaco di Verona


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