Con il pareggio di bilancio in Costituzione facciamo la nostra parte nell’Europa al bivio

di Luigi Zanda (Senatore del PD)

Nell’approvazione della modifica dell’articolo 81 della Costituzione c’è, implicita, la richiesta al Governo italiano di fare del progetto di unificazione politica dell’Europa la sua prima battaglia.
È giunto il momento di aprire un grande dibattito su come e quando levarci dalle spalle l’incubo degli interessi sul debito. Per farlo non possiamo escludere la possibilità di abbatterne subito una parte consistente con ampie dismissioni e con una imposizione patrimoniale straordinaria e progressiva, che si rivolga prioritariamente ai grandi patrimoni e non ai cittadini che stanno ancora pagando il mutuo della prima casa che abitano.
Per uscire dalla crisi servono l’unificazione politica dell’Europa, una vera Banca europea prestatrice di ultima istanza e una governance capace di guidare il continente nella sua interezza, tenendo conto anche delle ragioni degli Stati più deboli come la Grecia e il Portogallo. L’Europa è a un bivio. Se completa rapidamente il processo di integrazione può diventare una grande potenza globale. Oppure può restare così com’è, una vasta regione di libero scambio e libera circolazione, con una moneta unica, ma priva di guida politica. Nel primo caso l’Europa Unita sarà uno dei grandi del pianeta. Nel secondo caso l’Europa dei nazionalismi sarà terra di conquista della speculazione finanziaria.


Basterebbe chiudere la porta…

In un articolo apparso su L’Arena di domenica 1 aprile, a firma di Emanuele Zanini, si è parlato del recente furto di profili in rame avvenuto nel cimitero di Palazzolo. Il giornalista riporta gli interventi dell’assessore Ernesto Vantini e del consigliere di maggioranza Mario Boninsegna i quali, per porre rimedio al problema, ipotizzano l’utilizzo di copertine in plastica. Proposta condivisibile ma che lascia l’amaro in bocca: l’idea che abbiamo è quella di un pastore che per recuperare la pecora appena scappata la rincorre dimenticando il cancello aperto e permettendo anche alle altre di fuggire.

Basterebbe fare un giro nei pressi del cimitero, magari in orario di chiusura, come abbiamo fatto noi e come hanno fatto alcuni cittadini che come noi evidenziano quella che è la vera problematica: la parte nuova del cimitero non solo può contare su un recinto tutt’altro che invalicabile, facilmente scavalcabile, ma il cancello che dovrebbe delimitarne l’accesso si presenta sempre aperto o quasi (o almeno lo era alle ore 21,30 nelle tre sere in cui siamo passati a verificare, negli ultimi 7 giorni) consentendo praticamente a chiunque di entrare nell’ala nuova, volendo addirittura con un furgone.

La prima cosa da fare, e che sono anni che dovrebbe essere fatta, non è quella di mettere nuovi profili ma quella di chiudere il cimitero, magari sostituendo il cancello con qualcosa di più solido ed alzando il recinto.

Tante volte, per non far entrare i ladri, basterebbe chiudere la porta…


La famiglia del sindaco

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/04/05/news/dal_piemonte_al_veneto_gli_affari_di_famiglia-32798992/

Verona, la politica degli affetti

– Un dossier presentato dal segretario provinciale del Sel di Verona, Giorgio Gabanizza, denuncia una serie di clientele a favore di esponenti leghisti della zona: “La sorella del sindaco di Sona e assessore provinciale Gualtiero Mazzi, ha trovato lavoro in una controllata di Amia, la Serit, mentre la moglie è in Amia; in Amt la sorella dell’assessore regionale Luca Coletto; la figlia del segretario organizzativo della Lega nord, Giannino Castagna, si è sistemata in Amia; il fratello del vicesindaco di San Giovanni Lupatoto e consigliere provinciale, Giuseppe Stoppato, è in una controllata di Amia, la Transeco; il compagno del già sottosegretario Francesca Martini in Acque Veronesi; il nipote di Giampaolo Sardos Albertini, esponente della Lista Tosi, assunto in Amia e infine la moglie di Flavio Tosi promossa da impiegata a dirigente in Regione». Bertucco sottolinea: “È la politica degli affetti. In alcuni casi non si tratta di reati ma di mancanza di decenza morale”.



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