Obiettivo ricambio generazionale

(“C’è sempre un puro più puro che ti epura” – Pietro Nenni)

Per il futuro del Partito è necessario mettere alla prova tutte le generazioni, in particolare le nuove.
Da un lato abbiamo bisogno di generazioni più coraggiose, disposte a impegnarsi per maturare competenze e dall’altro non possiamo affidarci solo al passato al quale, comunque, occorre chiedere di mettere a disposizione le proprie esperienze.
Quale modello per selezionare la classe dirigente? E’ il solo ricorso alle primarie a risolvere il problema? O la sola carta d’identità?

Per la qualità della nostra democrazia il radicamento territoriale, la rappresentatività, l’elaborazione e la militanza restano i fondamenti, sebbene da declinare nell’attualità.

Il tema del ricambio è sempre esistito, ma oggi assistiamo al cinismo con il quale si antepone la conquista del potere personale rispetto a qualsiasi altra valutazione politica e progettuale. Una questione di marketing, di appeal elettorale e di sondaggi a supporto.

Questo parametro declina la democrazia all’individuo e non al collettivo.

La politica esige una formazione adeguata e permanente che, suffragata da competenze, specializzazione ed esperienza, continui ad avere una visione generale.

Per questo serve equilibrio tra istanze diverse affinché al contrario dell’azzeramento generazionale, ci sia la sovrapposizione di strati generazionali diversi. Il condiviso ricambio non può basarsi esclusivamente attorno a gruppi generazionali, ma attorno a politiche trasversali tra generazioni.

Per questa ragione è urgente offrire e riconoscere ai giovani spazi di impegno e di responsabilità, perché favoriscono la loro crescita “amministrativa” oltre che politica e sono l’occasione per rinnovare il nostro agire politico.

Il rinnovamento, la conoscenza politica/amministrativa delle nuove generazioni e la creazione di opportunità unite alle esperienze maturate e presenti nel Partito determineranno un nuovo protagonismo e faranno emergere “nuove figure” nel contesto politico e sociale locale.

 

Vincenzo D’Arienzo (Segretario Provinciale PD)


Catullo, “Chiarezza sulla mala-gestione”

Chiarezza sulla mala-gestione, prospettive del Piano aeroporti: La maggioranza continua a nascondere la testa sotto alla sabbia.

La politica non può lasciare alla sola magistratura (che legittimamente e doverosamente fa il suo dovere) il compito di fare chiarezza sulla gestione dell’aeroporto. I soci pubblici del Catullo hanno il dovere morale e politico di fornire tutte le forze e ai cittadini i chiarimenti necessario sui numerosi nodi che hanno portato la gestione del nostro scalo sull’orlo del fallimento.

Da tempo l’opposizione chiede che vengano convocati in audizioni separate, in Comune in Provincia, i vertici del Catullo, ma le rispettive maggioranze proseguono in un incomprensibile e vergognoso “catenaccio” impedendo di fatto ogni chiarimento. Le commissioni consiliari sono anche il luogo istituzionale dove discutere le implicazioni del nuovo Piano nazionale aeroporti.

Vista l’incapacità politica degli esecutivi di dare risposte su temi essenziali per il nostro territorio è doveroso che, a questo punto, la parola passi agli organi consiliari. Tosi e Miozzi non possono continuare a nascondere la testa sotto alla sabbia.

 

Michele Bertucco, capogruppo Pd in Comune di Verona



PD pronto a governare il paese, ma serve una nuova legge elettorale

di Ettore Rosato (deputato del PD)

Sarà lunga e carica di colpi bassi (se non addirittura proibiti), la campagna elettorale per il voto del 2013. Sebbene manchino ancora otto mesi, questa campagna è già iniziata, e nel peggiore dei modi. Basta leggere le prime pagine di oggi del “Corriere della Sera”, de “Il Giornale” e de “Il Tempo”, per capire quale sara’ uno dei temi più gettonati: le presunte beghe e le insussistenti divisioni nel centrosinistra. “Una grande rissa a sinistra” è infatti il titolo del Corriere; “sinistra allo sfascio” titola il “Giornale”; “campagna elettorale fasciocomunista” è invece quello del “Tempo”. Che le ultime due testate debbano fare il loro “mestiere” è cosa normale, visto che sono giornali sostenuti da Berlusconi. Ma che il “Corriere” inizi gia’ adesso a spargere polpette avvelenate per dissuadere l’opinione pubblica sulla possibilità che ci sia una seria e valida alternativa di governo e che una nuova alleanza tra progressisti e moderati possa sorgere concretamente per governare l’Italia è davvero un cattivo segnale. E’ la dimostrazione che i cosiddetti poteri forti del nostro Paese sono alquanto disorientati e privi, dopo la dissoluzione del berlusconismo, di nuove “garanzie” e punti di riferimento. Quasi impauriti che il Partito democratico possa legittimamente andare al governo, coinvolgendo, in un progetto di modernizzazione dell’Italia, forze sociali, politiche e imprenditoriali lontane dai loro interessi. Si sentono orfani e la loro unica preoccupazione e’ ormai solo quella di mettersi di traverso, di ostacolare qualunque processo di riforma e di vera modernizzazione dell’Italia che ha nel Pd il partito trainante e centrale. Non possono (e non potranno) piu’ sostenere Berlusconi, così come non possono scommettere tutto su Monti e sulla riedizione di nuovi governi tecnici. Gli rimane, ed e’ quello a cui stiamo assistendo, la sponsorizzazione di una grande e indistinta coalizione, con tutti dentro: da Berlusconi a Monti, da Casini a Bersani. Non sulla falsariga della “grosse koalition” tedesca, sorta su presupposti tutt’altro che ideologici, ma solo per preservare interessi e posti chiave nell’apparato dello Stato. Quello che ci sorprende e’ che sia il Corriere della Sera alla testa di questa strana Armata. Sia ben chiaro: il Pd non ci sta e contrastera’ in ogni modo questa anacronistica visione della gestione della cosa pubblica. Il Pd e’ pronto ad assumersi le proprie responsabilità, con un programma di governo per 5 anni e gli uomini e le donne in grado di realizzarlo. Deve essere altrettanto chiaro che il prossimo governo sarà un governo politico, certo, con profili tecnici e competenti; ma e’ arrivato il tempo di restituire ai cittadini la possibilità di scegliere, con un voto democratico, un nuovo esecutivo dopo la fallimentare esperienza di Berlusconi e la parentesi, necessaria, del prof. Monti e del suo governo. Ma ora la parola deve tornare al popolo e non solo per scegliere tra centrodestra e centrosinistra ma anche per eleggere i nuovi parlamentari: ovvero da chi farsi rappresentare, come in tutte le normali democrazie. Ed e’ questa l’altra questione al centro del dibattito politico ormai da diverse settimane: con quale legge elettorale andremo a votare? con il porcellum o con una nuova legge? Ho gia’ avuto modo di dire quello che penso su questa materia. Ma a costo di ripetermi, vedo solo molta tattica da parte del Pdl, non una seria volonta’ di cambiare effettivamente il porcellum. Stando alle loro dichiarazioni, il Pdl vorrebbe introdurre le preferenze e dare un piccolo premio alla lista che ottiene piu’ voti. Non ci siamo. Non sono queste le modifiche che consentono maggiore stabilita’ e possibilità per gli elettori di scegliere limpidamente i propri rappresentanti. Insistiamo e insisteremo: servono i collegi, come nel vecchio Mattarellum, e il premio va dato alla coalizione e non alla lista, altrimenti le maggioranze si formeranno dopo il voto, e non prima, alla faccia della trasparenza. E in Parlamento ci troveremo con il doppio dei gruppi rispetto alle liste che si sono presentate. Che bel capolavoro! Se c’e’ una volontà di arrivare ad un accordo lo vedremo nei prossimi giorni, altrimenti si tornerà a votare con il porcellum. Ma che a nessuno venga pero’ l’idea balzana di scaricare su di noi responsabilità che sono in capo ad altri. E solo di altri, anche perché vale sempre la pena ricordare che la maggioranza del Parlamento è ancora formata da chi il porcellum l’ha approvato, con il nostro voto contrario!

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