Patto di stabilità

di Ettore Rosato (Deputato del Partito Democratico)

 

Il 2013 sarà un anno difficile per i Comuni e le Province italiane: accanto alla riduzione dei trasferimenti, sono aumentate le emergenze alle quali serve dare una risposta (politiche sociali e attive del lavoro). Inoltre un’applicazione rigida del Patto di Stabilità sta bloccando molti interventi che le Autonomie locali sarebbero in grado di affrontare economicamente. Solamente le Provincie hanno 2 miliardi di euro fermi a causa del Patto interno e sono 350 milioni le fatture che non possono essere pagate per lavori già effettuati. Il Partito Democratico lavorerà per un nuovo Patto per lo sviluppo e la crescita che rendano le città più moderne attraverso investimenti mirati in infrastrutture che rendano gli ambienti urbani più accoglienti per le famiglie e per le imprese. Serve escludere dal computo del Patto di Stabilità interno le spese sostenute per gli eventi atmosferici eccezionali (per non aggiungere una beffa al danno), per l’edilizia scolastica e per il riassetto idrogeologico.

Occorre reintrodurre la norma che consenta alla Cassa Depositi e Prestiti di anticipare i pagamenti alle imprese e inserire la possibilità per i Comuni di conferire beni immobili o partecipazioni azionarie alla Cassa Depositi e Prestiti in cambio di contanti o di opere pubbliche pagate già dalla Cassa.

Bisogna eliminare tutti i vincoli gestionali ed organizzativi che limitano l’autonomia degli Enti Locali e che non hanno alcun effetto sui saldi di finanza pubblica, e prevedere forme di esternalizzazione della spesa che non alterino lo stock di debito.

Per i Comuni più piccoli (sotto i 5.000 abitanti) vanno favorite gestioni associative che mettano in rete alcuni servizi, così da ridurre i costi amministrativi. In ogni caso, per loro l’applicazione del Patto di Stabilità con queste regole – ad oggi – significa rendere difficile la sola sopravvivenza dei servizi essenziali: bisogna prevedere lo stralcio di quelle norme.

Con Pierluigi Bersani L’Italia giusta (leggi qui le proposte PD a sostegno della crescita a partire dai Comuni)

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Liberalizzazioni

di Ettore Rosato (Deputato del Partito Democratico)

 

Un’Italia più giusta passa anche attraverso l’apertura alla concorrenza dei mercati chiusi o in regime di monopolio. Bisogna dare più potere e libertà ai consumatori e rafforzare la presenza delle Autorità di vigilanza e controllo in alcuni settori di grande impatto sociale. Pierluigi Bersani è stato l’autore delle prime – e finora uniche – vere liberalizzazioni di questo Paese, e il Partito Democratico intende continuare su quel cammino iniziato nel 2006.

Dopo che in quell’occasione si aprì la concorrenza sui farmaci da banco (con l’apertura delle parafarmacie e dei corner nella grande distribuzione), il PD vuole liberalizzare la vendita di tutti i medicinali che sono a carico del cittadino (in modo da ridurne i costi) e consentire alle farmacie di stabilire un orario di apertura al pubblico maggiore rispetto al minimo. Nel settore energetico, poi, l’Unione europea e l’Autorità di garanzia hanno già segnalato la necessità di separare la proprietà della rete di trasporto del gas dalla proprietà degli stoccaggi; questa liberalizzazione porterebbe a far risparmiare fino a 4 miliardi di euro ai cittadini.

Negli ultimi anni le banche hanno aggravato le voci di costo di gestione di un conto corrente (singole operazioni, canone bancomat o carta di credito, commissioni). Nel 2007 Bersani aveva garantito la portabilità gratuita dei mutui, che va oggi confermata e rafforzata. In questa direzione il PD propone la portabilità gratuita dei conti correnti, l’abolizione di tutte le clausole di massimo scoperto o per l’affidamento temporale di fondi (clausole vietate dal Governo Prodi e reintrodotte da Berlusconi) e il divieto di ricoprire incarichi incrociati nei CdA di più banche: da una maggiore trasparenza deriverebbe maggiore concorrenza e vantaggi per i consumatori.

Con Pierluigi BersaniL’Italia giusta (vedi qui tutte le proposte di liberalizzazioni del PD)


Linea 33 sospesa?

Riportiamo di seguito il testo dell’interpellanza presentata da Giovanni Forlin, capogruppo de L’Incontro.

 

Alla c.a.

Gualtiero Mazzi

Sindaco del Comune di Sona

P.zza Roma, 1

37060 Sona (VR)

 

Interrogazione

 

Oggetto: linea n° 33 ATV- sospensione prolungamento Grande Mela
 

Il sottoscritto Giovanni Forlin Consigliere Comunale dell’Incontro preso atto che per l’anno 2011  il costo del prolungamento della linea urbana n° 33 dalla loc. Bassona nel Comune di Verona a Lugagnano e al Centro Commerciale La Grande Mela è stato di circa €. 100.000,00 ( di cui 1/3 a carico della Grande Mela, 1/3 a carico del Comune di Sona e 1/3 a carico della Provincia di Verona) ,chiede di conoscere quanto segue:

a) qual è la spesa prevista e /o sostenuta dal Comune di Sona e dagli altri enti interessati per l’anno 2012 e per gli anni successivi per il mantenimento e prolungamento della linea n° 33;

b) quanti utenti usufruiscono di tale servizio e quanto viene incassato dalla ATV;

d)se alla luce dei dati di bilancio, del numero degli utenti e dei costi sostenuti dal Comune di Sona, l’Amministrazione Comunale ha fatto una valutazione sulla opportunità e convenienza economica di mantenere tale servizio e su eventuali modifiche degli orari della linea e del percorso.

Chiede anche di sapere i motivi per i quali dal giorno 28.1.2013 è stato esposto un cartello presso la Grande Mela, nel quale si comunica che il servizio della linea 33 è stato sospeso, per cui ora i mezzi pubblici che provengono da Lugagnano, non raggiungono più il Centro Commerciale, ma giunti alla nota rotonda posta all’intersezione tra Via Mancalacqua e Via Festara , svoltano a sx e ritornano in paese da Via Molinara Nuova.

Si resta in attesa di una sollecita risposta e si porgono cordiali saluti.

 

Lugagnano 11.2.13

Giovanni Forlin


«Superministero dello Sviluppo e una lenzuolata per la legalità»

Intervista a Pier Luigi Bersani – di Barbara Jerkov da Il Messaggero


Segretario Bersani, l’Europa frena sul rientro dal deficit per aiutare la crescita. E’ il segnale che aspettavate per evitare altre manovre lacrime e sangue? «Se si intende un allentamento che consenta di non conteggiare nel deficit le spese per investimenti, è proprio ciò che chiediamo da tempo. Vedremo».


Ma se fosse necessaria una nuova manovra, si impegna sin d’ora a farne una di soli tagli senza nuove tasse?
«Io non credo che ci vorrà una nuova manovra, voglio credere che i problemi che abbiamo aperti possano essere compensati da una dinamica di abbassamento dei tassi e da qualche altra sopravenienza. Certamente la tassazione mi pare arrivata a un punto limite».

La sua campagna elettorale così pacata non deriverà dalla difficoltà, avanzando proposte troppo forti, di contemperare le diverse esigenze di una coalizione che include Vendola e punta al dialogo con Monti?
«Abbiamo un profilo di serietà perché pensiamo di dover governare. Non è promettendo quattro milioni di posti di lavoro e neanche dicendo mille euro a tutti per tre anni che si arriva da qualche parte. Noi ci mettiamo verità e concretezza e un numero largo di proposte, nella convinzione che l’Italia ce la farà».

Tra le riforme del governo Monti, quali manterrete e quali si propone di riscrivere? La riforma Fornero sul lavoro che fine farà? E quella sulle pensioni? «Non pensiamo a rinnegare questa o quella riforma, pensiamo però che si debbano apportare delle correzioni. Per esempio sulle pensioni c’è da risolvere subito il buco degli esodati e questo è un impegno serio. Dopodiché, con più calma, bisognerà riflettere anche su meccanismi in uscita che abbiano più flessibilità. In materia di lavoro pensiamo pure che il rapporto precarietà-stabilizzazione non sia ben risolto perché a volte, costringendo a stabilizzare un precario, finisce che a uno non danno nemmeno il posto da precario… qualche aggiustamento, insomma, ci vuole, ma nessuna controriforma».

Ci spiega bene la sua idea di patrimoniale? E, soprattutto, rispetto alla ricetta Monti di rimodulazione delle imposte, lei quale ricetta propone? «Per me patrimoniale significa parlare di immobili, l’abbiamo già una patrimoniale e si chiama Imù. Io sono per darle ma giore progressività: una fascia di esenzione significativa, 400-500 euro, anche per gli immobili strumentali. Quando si parla invece di ricchezza mobile, il problema è l’emersione. Se hai ottocento persone che dichiarano più di un milione di euro, non è che possiamo bastonare sempre quelle ottocento e lasciar perdere le altre ottantamila. Il ricavato della lotta all’evasione poi lo metti per ridurre Irpef ai redditi medio-bassi, Irap lavoro e a chi investe per dare lavoro. Dopo si può senz’altro riflettere pure su un sistema di riforme fiscali più ampie, riconsiderare tutto il sistema di deduzioni e detrazioni e così via».

Chi sarà a gestire tutto questo? Mancano pochi giorni al voto, è giusto che gli elettori sappiano qual è il nome del vostro candidato per il ministero dell’Economia.
«Ci vuole una personalità autorevole capace di avere una buona armonia con il resto del governo. Detto questo, le aggiungo anche che la funzione del Tesoro va messa in equilibrio con una funzione rafforzata sui temi dell’economia reale».

Sta preannunciando lo spacchettamento del ministero dell’Economia? «Non necessariamente. Magari ripulire alcune competenze sì, sicuramente, di certo non gravarlo ulteriormente e alleggerirlo semmai un po’. Soprattutto si tratta di organizzare nuove competenze legate allo sviluppo, riequilibrando l’attenzione ai fatti finanziari con una maggiore attenzione ai temi dell’economia reale».

Un superministero dello Sviluppo, insomma? «Se devo passare tre mesi per fare una legge che cambi nome al ministero, mi va bene qualunque nome. In Germania hanno un ministero che si chiama delle Finanze e un ministero che si chiama dell’Economia. Le Finanze curano il tesoro, l’Economia cura l’economia reale. Anche qui adesso dobbiamo pensare alla crescita, vedere con quali strumenti. Peraltro girando l’Italia capisco che la prima botta bisogna darla subito sui temi della moralità, della legalità, della sobrietà dei costi della politica. E lo deve fare il governo, non lasciando genericamente che ci pensi il Parlamento».
In concreto cosa ha in mente? «Una lenzuolata sulla legalità e sui diritti. Lo dico sempre ai miei parlamentari: non c’è una ragione per cui i parlamentari debbano guadagnare più di un sindaco. Non c’è ragione per cui non abbiamo ancora una legge sui partiti. Non c’è ragione per cui non abbiamo norme più severe sull’anticorruzione o per tenerci le leggi ad personam. Non c’è ragione per cui non consideriamo i diritti della gente e il figlio di un immigrato nato qui non abbia la cittadinanza italiana, o le coppie omosessuali non abbiamo i loro diritti».

Quali saranno dunque i primi tre decreti del suo governo, segretario? «Riguarderanno i costi della politica, i diritti civili e la crescita per dare liquidità alle imprese».

Con quali alleanze?
Se non dovessere ottenere una maggioranza piena, è disponibile a una nuova grande coalizione? «Pareggi non ce ne saranno. Nel caso, ho sempre detto, noi ci rivolgiamo alle forze alternative a Berlusconi e alla Lega. Se grande coalizione vuol dire far qualcosa anche con loro, non lo ritengo possibile». 

In Parlamento sta per entrare un Ufo chiamato Grillo. Pensa possibile una collaborazione con il Movimento 5Stelle? La ritiene una formazione di sinistra? «Non c’è dubbio che vi sia qualcosa nell’ ispirazione originaria del M5S, quando parla di sobrietà della politica o di democrazia diretta, che interpella pure noi. Dopodiché chiunque vede che quel movimento si è caricato di una pulsione di stampo conservatore, populista. Quando dice che non c’è né destra né sinistra: questi sono ragionamenti che hanno sempre portato a destra».

Ma lei teme più Grillo o più Berlusconi?
«Il mio avversario sono Berlusconi e il leghismo. Dopodiché considero un pericolo anche tutte le altre venature populiste». 

Monti ha affidato ministeri di peso a ministri donna. Lei farà altrettanto? E in quali ruoli?
«Noi porteremo in Parlamento il 40% di donne. Vedrete dov’è la novità guardando la sezione Pd del Parlamento: per due terzi sarà nuova. E’ chiaro che farò un governo coerente con questa impostazione».

Pd: per il dopo Bersani alla segreteria immagina una sfida tra Renzi e Barca? «E’ possibile tutto. Stimo moltissimo l’uno e l’altro, Io dirò loro solo una cosa: ora ci si mette tutti a disposizione, ognuno ha le proprie aspirazioni ma le valuteremo insieme».


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