Emergenza inquinamento

Super-inquinamento: “Subito al via opere di mitigazione a costo zero”
La relazione sanitaria del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 20 conferma che sull’inquinamento è in corso una vera e propria emergenza sanitaria. Sarebbe perciò compito di un buon sindaco intervenire urgentemente a tutela della salute pubblica.

Questo si può fare nell’immediato e con opere a costo zero come il Piano degli orari, permettendo cioè ai genitori e in particolar modo alle mamme di conciliare i tempi del loro lavoro con i tempi della scuola dei figli, evitando così tanti intasamenti in città.

Oppure convocando la Conferenza dei mobility manager del Comune, dell’Università e delle maggiori imprese cittadine, al fine di trovare soluzioni di mobilità più sostenibili.

O ancora favorendo il trasporto pubblico con nuove corsie preferenziali, come da mesi chiedono i sindacati del trasporto pubblico, o allargando gli spazi a favore delle biciclette.

L’amministrazione su questo fronte è però ferma su convincimenti ideologici e sbagliati. E delle opere strutturali sbandierate non c’è traccia, tranne quelle che porteranno ulteriore aumento di traffico e inquinanti come Traforo, inceneritore e raddoppio autostradale.

Michele Bertucco, candidato sindaco Pd, Sel, Psi, Fds


Le “terze vie” di Tosi

“Nel perorare la causa della patrimoniale contro l’ipotesi di reintroduzione dell’Ici il sindaco Tosi sembra dimenticare che il ritorno dell’imposta comunale sugli immobili era già prevista dal vecchio governo Bossi-Berlusconi sotto forma di Imu, la cui applicazione era stata furbescamente rinviata a dopo le elezioni del 2013. Di più, l’Imu rappresentava il caposaldo del federalismo in salsa verde leghista che ha lasciato in mutande i Comuni, Verona compresa. E’ chiaro che dal nuovo governo ci si deve attendere maggior giustizia ed equità, ma anche tempestività e urgenza nelle scelte che devono porre rimedio a tre anni di errori, omissioni e rinvii. L’impressione è che il Sindaco sia ancora impegnato nel gioco dello smarcamento politico che lo porta a richiedere sempre la “terza via”, che tuttavia non sempre è data. Sarebbe ora che riportasse testa e piedi sulla terra, precisamente a Verona.”

Michele Bertucco, candidato sindaco per Pd, Sel, Psi, Fds


Caro Tosi, quali soluzioni per l’inquinamento?

Caro Tosi, quali soluzioni concrete contro il super-inquinamento?
L’amministrazione di centrodestra, sindaco Tosi in testa, deve smetterla col gioco delle tre carte sull’inquinamento: lo studio sulla qualità dell’aria che loro stessi hanno commissionato all’Università di Trento spiega chiaramente e inequivocabilmente che il traffico veicolare rappresenta il primo fattore di avvelenamento dell’aria, altro che riscaldamenti domestici!

Continuano a parlare della necessità di interventi strutturali ma francamente non si comprende quali essi siano: hanno mandato all’aria il progetto della tranvia; del progettato filobus che funziona a gasolio in centro mancano ancora i finanziamenti; continuano a rinviare ogni decisione su eventuali interventi di blocco del traffico, che non saranno risolutivi ma una funzione di educazione e sensibilizzazione la svolgono pure.

Rinunciano a fare qualsivoglia opposizione concreta al progetto delle tangenziali a pagamento, limitandosi a criticarlo soltanto a parole. Non dimostrano alcuna attenzione per i temi della mobilità ciclabile, che pure tanti problemi potrebbe risolverli. Continuano a sbandierare risultati nel campo del fotovoltaico che tuttavia non incide sui livelli di inquinamento.

In breve, non mettono in campo nessuna strategia concreta verso i problemi che oggi sono all’ordine del giorno, limitandosi ad attendere che la tempesta passi. Intanto, in città aumentano le morti per patologie riconducibili all’inquinamento dell’aria e aumentano esponenzialmente le malattie respiratorie nei bambini e negli anziani e quelle cardiovascolari nella popolazione adulta.


Disastro Scuola

La Fondazione Agnelli fa l’ennesima indagine sulla scuola e presenta il risultato: la scuola media è al disastro. Dopo anni e anni di egemonia berlusconiana e della destra, la scuola pubblica ormai è ridotta al lumicino.
Da La Stampa. Articolo di Flavia Amabile. “La scuola media esce a pezzi dall`analisi della Fondazione Agnelli. Il rapporto del 2011 è tutto dedicato al ciclo intermedio dell`istruzione: 160 pagine di numeri e analisi che descrivono un fallimento. Che altro si potrebbe dire di una scuola da cui 1 professore su 3, se può, scappa? O dove addirittura si trovano insegnanti (quasi uno su dieci) che non esitano a criticare il loro stesso mestiere? Persino un maestro (o una maestra) su 4 delle elementari la considerano un disastro, anche se si tratta di un ciclo superiore e quindi una specie di traguardo a cui aspirare. Nulla, bocciata anche da loro. Insomma qualcosa non va nelle scuole medie italiane. L`ex ministro dell`Istruzione Mariastella Gelmini probabilmente la considererà per sempre la sua riforma mancata, l`ultima, quella che avrebbe completato la sua opera. Non è detto che gliel`avrebbero permesso nemmeno se il governo Berlusconi fosse rimasto in carica l`intera legislatura ma per non perdere tempo stava preparando una riforma dell`esame di terza media. E comunque alla fine i ragazzi e le famiglie italiane dovranno convivere con la secondaria inferiore ancora per un po`. Non è un bel vivere a giudicare da quel che si legge nel Rapporto 2011 della Fondazione Agnelli. I professori potrebbero essere i nonni dei loro alunni. Se i docenti italiani sono già i più anziani all`interno dell`Ocse, quelli delle scuole medie detengono il primato assoluto: sono più vecchi persino di quelli delle scuole elementari e superiori italiane, età media dei prof di ruolo di oltre 52 anni, e una loro concentrazione soprattutto nella fascia fra i 58 e i 60 anni. Nessun insegnante di ruolo ha meno di 35 anni. E comunque trovarne è una vera rarità: oggi si diventa di ruolo a oltre 40 anni, il doppio rispetto a quello che avveniva all`inizio degli Anni Settanta. Quel che più lascia sbigottiti è che i meno soddisfatti della propria formazione sono proprio loro, i prof. Le tecnologie? Il 46% ritiene inadeguata, o poco adeguata, la propria preparazione contro il 39% degli insegnanti delle elementari e il 43% di quelli delle superiori. La multiculturalità?
Non ne parliamo: il 44% dei prof delle medie si ritiene non all`altezza rispetto al 27% delle elementari e il 43% delle superiori. Persino per comunicare con i genitori il 47% ritiene di non avere gli strumenti necessari invece del 30% delle elementari e del 45% delle superiori. Stesso discorso per la gestione della classe: il 39% non si ritiene preparato a sufficienza contro il 21% delle elementari e il 36% delle superiori. Come sintetizza il Rapporto, sono «poco attrezzati per affrontare i profondi cambiamenti che interessano gli studenti preadolescenti e l`organizzazione scolastica». Una simile catastrofe non può non fare vittime. Innanzitutto i preadolescenti italiani vanno a scuola meno volentieri dei loro coetanei stranieri. Solo il 17% dei maschi e il 26% delle femmine di undici anni è contento di stare in classe, un gradimento quasi tre volte inferiore rispetto a quello di Germania e Inghilterra e comunque molto più basso della media europea del 33 e 44%. Ma il gradimento cala ancora se si considerano i ragazzi dopo tre anni di medie. A 13 anni a dirsi contenti di andare a scuola sono solo il 7% dei ragazzi e l`11% delle ragazze italiane. In tutti gli altri Paesi invece, il gradimento aumenta. Come sempre a rimetterci davvero sono i deboli. «La famiglia continua ad avere un ruolo decisivo e crescente nel tempo – sottolinea l`analisi. Chi ha genitori con al massimo la licenza media ha una probabilità tre volte più elevata di essere in ritardo in prima media e quattro volte più alta in terza media. Chi viene da una famiglia povera ha il 60% di probabilità di essere in ritardo rispetto a chi ha un benessere economico elevato. E gli immigrati figli di stranieri – nati però in Italia – che iniziano le medie in condizioni di parità rispetto agli italiani possono perdere terreno anche di 3,5 volte entro la terza media. «La scuola media fallisce proprio dove la scuola primaria riesce: contenere l`influenza delle differenze sociali nei livelli di apprendimento», conclude senza sconti il Rapporto”.


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