Le proposte del Partito Democratico per migliorare la qualità della Pubblica amministrazione, garantire la trasparenza e semplificare i servizi al cittadino.
1. Legalità e contrasto alla corruzione.
La legalità è straordinaria
– No all’abuso delle gestioni speciali e commissariali e condizioni rigorose per i regimi derogatori che consentono un’eccessiva discrezionalità nella gestione delle risorse pubbliche.
– Deve essere comunque previsto un regime di trasparenza straordinario per le gestioni commissariali e le attività in stato di emergenza della Protezione Civile (provvedimenti di spesa e contratti subito online).
– Ridefinizione delle norme che disciplinano il funzionamento delle società a partecipazione totale o parziale di enti pubblici, e tendenziale assimilazione agli enti pubblici con riferimento a accesso, acquisto beni e servizi, appalti.
Lotta alla corruzione
– Avviare un vasto programma di lotta alla corruzione con obiettivi individuati e specifici. I compiti di coordinamento, supporto e vigilanza potrebbero essere affidati alla Civit. Agli Organismi Indipendenti di Valutazione (OIV) deve essere affidato il compito di supportare in ciascuna amministrazione l’adozione e il monitoraggio dei piani per l’integrità e il contrasto alla corruzione anche attraverso l’adozione di codici etici.
– Accelerare l’approvazione del provvedimento legislativo in materia (il PD ha presentato una proposta.
Incompatibilità e risparmi negli acquisti
– Incompatibilità radicali precedenti e successive all’assunzione di determinate cariche nella PA per magistrati (ordinari, amministrativi e contabili) e avvocati dello Stato;
– Incentivazione della centralizzazione degli acquisti (centralizzare il 10% degli acquisti può produrre risparmi per circa 460 milioni di euro annui);
– Arbitrati affidati, per la parte pubblica, ai funzionari nell’ambito della loro attività ordinaria
2. Trasparenza, class action e tempi dei pagamenti: partecipazione e diritti per cittadini e utenti
– Immediato recepimento della direttiva UE sui pagamenti delle PA, che prevede il termine di 60 giorni (media UE 55 giorni, Italia 96 giorni), e sblocco dei pagamenti dovuti dalla PA alle imprese (oltre 60 miliardi di euro).
– Rendere effettivi gli indennizzi a favore del cittadino e dell’impresa per i ritardi e le inadempienze delle PA.
– Rendere effettiva la class action.
– Riconoscere il diritto di accesso ai documenti amministrativi in modo illimitato, rimuovendo i vincoli ancora presenti nella l. n. 241/1990.
– Campagna di informazione di massa sulla trasparenza totale; pubblicazione chiaramente accessibile sul sito di ogni PA dei servizi resi e dei termini massimi di conclusione, decorsi i quali il cittadino può chiedere di essere forfetariamente indennizzato.
– Pubblicazione di ogni atto di spesa – a pena di nullità dell’atto – sui siti istituzionali delle amministrazioni; pubblicazione on line quotidiana o settimanale di aggiornamenti sintetici (anche, per esempio, coi social network) sull’attività svolta nei singoli uffici.
– Trasparenza assoluta, anche patrimoniale, dei titolari di funzioni pubbliche.
3. Semplificazione
– Rafforzare ed accelerare il programma di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi.
– Lancio di un Piano per l’effettiva attuazione delle disposizioni sui termini per la durata dei procedimenti contenuti nella l. n. 69/2009.
– Avvio di un programma di riduzione dei termini per almeno il 30 % medio in ciascuna amministrazione statale.
– Piano per la misurazione e riduzione degli obblighi di conformità sostanziale.
– Attuazione delle norme in materia di semplificazione contenute nello Statuto per le imprese in particolare per quanto riguarda gli strumenti volti a limitare ex ante l’insorgenza di nuovi adempimenti burocratici inutili o sproporzionati rispetto al rischio prevenuto.
– Istituzione di organismo realmente indipendente di valutazione delle politiche di semplificazione che sia di stimolo e di raffronto critico per l’azione realizzata dal governo.
4. Le strutture dell’amministrazione e la loro efficienza
Organizzazione delle amministrazioni. Passare da interventi trasversali ed uniformi alla logica degli interventi selettivi e della spending review: in ciascun settore occorre individuare le azioni che consentono di ridurre effettivamente gli sprechi lasciando intatta, e anzi rivitalizzando, la parte viva e necessaria delle strutture pubbliche. In questo senso è importante realizzare radicali progetti di riorganizzazione che permettano di ridurre la frammentazione organizzativa dei ministeri, in particolare per quanto riguarda la rete degli uffici periferici, e di accompagnare il processo di ampliamento delle competenze degli enti territoriali con un adeguato spostamento di strutture e di risorse umane dall’amministrazione centrale dello Stato a favore di questi ultimi.
Proposte
– Piani industriali per la riorganizzazione dei servizi e delle strutture amministrative: obiettivi, risorse, tempi, verifica dei risultati, monitoraggio degli effetti
– Unico ufficio territoriale del governo
– Superamento degli uffici decentrati dei ministeri (salvo che per le materie di competenza esclusiva dello Stato centrale)
Performance. Gli obiettivi devono essere il rafforzamento dei meccanismi di valutazione, concentrandoli sulle strutture ammnistrative più che sui singoli dipendenti, e il collegamento effettivo tra programmi realizzati dai vertici politici e risultati conseguiti, oltre a un maggiore coinvolgimento dei cittadini nella definizione di tali piani di azione.
Proposte
Civit
– Rafforzare l’autonomia dal governo, attraverso l’autonomia organizzativa e gestionale
– Rimuovere il vincolo di operare nei confronti della Presidenza del consiglio e del Ministero dell’Economia.
– Ampliare la competenza agli enti territoriali, aprendola alle rappresentanze degli utenti-consumatori e di regioni e autonomie
– Introdurre una forma di valutazione dell’operato degli OIV realizzato dai responsabili di vertice politico con il supporto della Civit.
Obiettivi e risultati
– Stabilire una relazione stretta tra funzione di bilancio e di programmazione in particolare con riferimento alla spending review.
– Prevedere per legge che i piani della performance e il loro monitoraggio siano sottoposti a consultazione pubblica, così come la pianificazione delle opere pubbliche
5. Le risorse umane: accesso, formazione, responsabilità
Accesso. L’obiettivo numero uno deve essere il ringiovanimento dell’amministrazione pubblica più anziana del mondo (età media 60 anni), operando in modo selettivo in modo da concentrare interventi di immissione di personale qualificato nei settori dell’amministrazione centrale e periferica da potenziare. Ad esso si accompagna la necessità di ristabilire la regola “concorsi pubblici sempre”, dando nuova effettività a un principio costituzionale divenuto ormai desueto.
Proposte
– Riduzione drastica dei casi in cui PA e società pubbliche o a partecipazione pubblica possono attingere a personale non assunto per concorso; divieto di ricorrere a somministrazione del personale;
– Regole uniformi stabilite con legge statale per la valorizzazione, nei concorsi, dell’esperienza professionale svolta in enti pubblici o privati a titolo precario e divieto di riservare l’accesso o di dare premialità specifiche a chi abbia lavorato presso le medesime PA che assumono;
– Concorsi unici articolati sul territorio, con commissioni di esame estratte da un albo composto da esperti nominati per un periodo di tempo limitato; procedure affidate a un organismo indipendente; migliorare l’efficienza nell’organizzazione dei concorsi sulla base delle migliori esperienze UE
– Mobilità nelle carriere fondata sul merito, riconoscendo le funzioni svolte in altre amministrazioni;
– Divieto di attivare nuovi concorsi, e tantomeno contratti “precari”, prima dell’esaurimento delle assunzioni di idonei in concorsi (segnaliamo che la Commissione Lavoro della Camera ha in programma, la prossima settimana, l’esame di una PDL in materia, presentata, tra gli altri, da Cesare Damiano)
– Disciplina dei tirocini nelle PA (vedi proposta di legge PD, Damiano et al.)
– “Eccellenze nelle PA”: programma annuale per selezionare (con test standard) studenti all’ultimo anno di università da immettere in percorsi di formazione e esperienza professionale e come dirigenti e quadri nella PA, in seguito a valutazione competitiva.
– Titolo di studio e accesso: nell’ambito di un obiettivo più generale di attenuare gli effetti del valore legale del titolo di studio, anche in considerazione di potenziali abusi e dell’attuale impossibilità di definire uno standard comune di valutazione delle performance degli studenti da parte degli Atenei, il PD propone di abolire il valore legale del voto di laurea (solo il titolo quale filtro all’accesso) e di evitare che le progressioni di carriera interne alla PA siano legate alla successiva acquisizione del titolo di studio da parte dei dipendenti.
Formazione. La qualità del personale delle PA dipende anche dalla formazione continua. Al sistema formativo pubblico italiano manca una bussola. Ogni amministrazione ha preteso la propria scuola, così abbiamo una galassia della formazione, con almeno 10 scuole: chiediamo di intervenire con coraggio per riformare finalmente questo sistema pulviscolare. Gli sprechi da abbattere sono noti: oltre 140 milioni per la formazione nel 2009, molte scuole che comprano docenze all’esterno, anche quando – è il caso della Scuola superiore della PA – hanno in organico un cospicuo personale docente “comandato” dalle università e dalle PA.
Occorre individuare una politica-guida della formazione: per riformare il sistema occorre prefigurare l’assetto dell’amministrazione dopo la riforma federalista. Il personale dovrà sempre più avere un profilo formativo europeo, e sulla cultura giuridico-formalistica dovrà prevalere la capacità di lettura dei fenomeni economico-sociali e un’attitudine organizzativa/manageriale.
Dirigenza pubblica.La dirigenza deve essere autonoma, responsabile, libera dagli effetti negativi dello spoils system, pratica che ha prodotto una forte immissione nel sistema di pseudo dirigenti affini alla politica. È necessario ridurre il numero dei dirigenti e far emergere i quadri direttivi, sempre più decisivi nei processi gestionali. Giovani ad alta professionalità fortemente presenti nel sistema privato ma non in quello pubblico.
Proposte
Chiediamo che si intervenga sulle norme che hanno ripristinato un regime di precarietà per la dirigenza pubblica tutelando il merito e l’imparzialità dell’azione amministrativa. In relazione ai processi di riorganizzazione di cui sopra è necessario operare una drastica riduzione del numero dei posti dirigenziali per donare la necessaria ampiezza al loro potere gestionale. Esprimiamo soddisfazione riguardo al ripristino di un tetto ai compensi dei dirigenti e di destinatari di incarichi pubblici.